A ridosso della 45a Giornata Nazionale per la Vita, come ogni anno indetto dalla Cei, Pro Vita & Famiglia ha voluto celebrare la vita nascente con una nuova edizione del progetto “Un Dono per la Vita”, aiutando 11 madri in difficoltà economiche o sociali che hanno voluto ugualmente accogliere un figlio.
Nove di loro hanno ricevuto oggi, presso la sede romana di Pro Vita & Famiglia, l’ormai consueto kit con passeggino, ovetto e carrozzina, accompagnati da biberon, pannolini e ciucci. Ad altre due madri, invece, il dono sarà consegnato nelle loro abitazioni nei prossimi giorni.
La Onlus ha voluto così fare proprio il messaggio della Cei di quest’anno: “la morte non è mai una soluzione”, così come Pro Vita & Famiglia aveva già fatto nei giorni scorsi con una serie di affissioni su tutto il territorio nazionale. Le giovani donne - provenienti dai più diversi contesti sociali e da varie nazionalità - sono infatti l’emblema di una grande lezione che viene data ad una società - e ad una politica - troppo spesso votate alla “cultura dello scarto”. Così come la morte, infatti, non sarà mai la soluzione, allo stesso tempo l’aborto non sarà mai la soluzione anche perché un figlio non è mai un problema. Semmai i problemi sono le condizioni socio-economiche e culturali di fronte alle quali lo Stato deve rispondere stando accanto alle donne in difficoltà, che si trovano a dover affrontare una gravidanza indesiderata o accogliere una vita fragile. Donne e famiglie che, coraggiosamente, decidono di accogliere un figlio, sono infatti costrette ad affrontare alte spese - fino a 1.500 euro - per i beni di prima necessità. Un carico economico spesso impossibile da sostenere per chi ha alle spalle storie di difficoltà e fragilità, ma anche la bellissima storia di un bambino che sta per vedere la luce.
Come Sonia, proveniente dalla Nigeria, in attesa di due gemelli e già all’ottavo mese di gravidanza. Oppure Cyntia e Diocelyn, rispettivamente del Peru e della Colombia, la prima in attesa di partorire tra pochissimi giorni una femminuccia e la seconda al quinto mese di gravidanza, in attesa di un maschietto. Entrambe senza lavoro e da pochi anni in Italia: «è stata una gioia sapere di aspettare un figlio - hanno spiegato le due donne - ma è anche tanta la paura perché non sappiamo come fare. Gli aiuti da associazioni o parrocchie ci sono, ma si fa fatica». Il marito di Diocelyn, Duban, è l’unico dei due a lavorare. «Faccio il muratore, ma lo stipendio non è abbastanza per riuscire a comprare tutti ciò che ci serve e subito». In alcuni casi, però, anche la solitudine è - purtroppo - la cifra di molte gravidanze difficili da portare avanti. Come la storia di Claudia, al settimo mese e in attesa di partorire ad inizio Aprile, un maschio a cui già ha deciso di dare il nome Francesco. «Il mio ragazzo appena l’ha saputo non ne ha più voluto sapere. Vivo alla periferia di Roma, non lavoro e ho solo 24 anni, per fortuna ci sono i miei genitori, ma è impossibile economicamente sostenere le spese mediche, i vari test. Ci sono dei sostegni, ma non è abbastanza». Tra chi è in “dolce attesa” anche un giovane nonno, venuto a prendere il Trio per sua figlia Ester oppure le giovani Sabina e Maria Teresa. Per Rasooli Fawad, invece, arrivata dall’Afghanista con suo marito, già nata da dieci mesi la piccola Chiara.