Gli aborti selettivi delle femmine nelle repubbliche ex sovietiche
Al bilancio spaventoso delle “femmine mancanti” nei paesi asiatici, cioè dello squilibrio nel rapporto tra maschi e femmine alla nascita (sex ratio), provocato dagli aborti selettivi che condannano le femmine in nome della tradizionale preferenza per il maschio (India), unita alla politica del figlio unico obbligatorio (Cina), vanno aggiunti i dati impressionanti emergenti nel Caucaso. Uno studio pubblicato di recente sulla rivista International Perspectives on Sexual and Reproductive Health, indica che in alcune ex repubbliche sovietiche la sex ratio – in condizioni normali di 105 maschi per 100 femmine – è ora, rispettivamente, di 117 (Armenia), 116 (Azerbaigian) e 121 (Georgia) a 100. Nel caso della Georgia, è stato superato anche il record cinese (118 maschi ogni 100 femmine), mentre in Armenia, se il primo figlio è femmina, per il secondo il rapporto è di 154 maschi ogni 100 femmine. Come ha sottolineato anche la ricercatrice Anna Meldolesi nel suo “Mai nate” (edito da Mondadori, tuttora tra i testi più accurati sull’argomento), quello caucasico è un fronte davvero enigmatico nel fenomeno ormai conosciuto come “gendercide”. Tecnicamente, anche lì è stata decisiva la possibilità di individuare con rudimentali apparecchi per ecografie le femmine indesiderate. Ma sul perché dalla situazione sostanzialmente equilibrata dell’èra sovietica si sia arrivati a uno squilibrio così devastante, per ora è possibile fare solo ipotesi. Tra queste, la ricerca citata all’inizio chiama in causa i conflitti interetnici, che avrebbero provocato una “svalutazione” delle femmine in generale (anche nella dimensione famigliare) e di conseguenza sul “mercato” delle nascite.
Fonte: Il Foglio