È stato inviato al Parlamento il rapporto annuale sull’attuazione della Legge 194, quella che dal 1978 ha introdotto l’aborto legale in Italia. Ma anche se «i casi sono in calo», come titola il Corriere della Sera, questo non ci rassicura affatto, perché è in aumento «il ricorso all’aborto farmacologico e l’uso della pillola del giorno dopo e dei 5 giorni dopo».
L’aborto farmacologico, infatti, non è “meno aborto” di quello chirurgico, come molti vogliono far sembrare. Non si tratta di “farmaci” qualunque, ma di pillole che eliminano la vita di un bambino ed espongono a seri rischi anche la donna che le assume, non meno rispetto all’aborto chirurgico, come abbiamo ampiamente spiegato in passato.
Infatti, appare davvero strano che tanti di coloro che dicono di voler tutelare la salute della donna abbiano digrignato i denti contro la decisione della Regione Umbria «di imporre il ricovero di tre giorni alle donne che fanno ricorso all’interruzione di gravidanza farmacologica tramite l’assunzione della RU486», una misura affatto inutile, viste le numerose testimonianze sugli eventi avversi causati da questa procedura.
Ma non c’è da stupirsi, sono gli stessi che si ergono a paladini della libertà e poi perseguitano chi fa obiezione di coscienza all’aborto e alla contraccezione, non contribuendo alla diffusione di queste pratiche che hanno i loro rischi anche per la salute della donna.
Scrivevamo: «Gli effetti collaterali dei contraccettivi orali, del resto, sono ben documentati: il rischio di coaguli di sangue , perdita di capelli , maggiore possibilità di malattia di Crohn e il restringimento del cervello, il cancro al seno , l’indurimento delle arterie , aumento del rischio di glaucoma e cancro del collo dell’utero».
E non dimentichiamo che in casi rari, quando la contraccezione non impedisce l’ovulazione, può provocare un aborto, inibendo l’annidamento in utero di un embrione, ossia di un bambino: un essere umano, come riconosciuto dalla stessa scienza.
Quindi, di fatto, l’aborto non sembra essere proprio in calo. La vita di tanti bambini resta a rischio, come anche la salute (e talvolta la vita) di tante donne, a causa dell’aborto legale.