In questi giorni uno dei temi a tenere banco è il confronto aperto che Monica Cirinnà, volto delle unioni civili, ha mosso contro il neo ministro della famiglia Lorenzo Fontana. Anche martedì, in occasione del voto della fiducia a Conte, la senatrice è andata a stringere (si dice polemicamente) la mano a Fontana, indossando una t-shirt delle famiglie arcobaleno, ma questi ha risposto salutandola con molta cordialità (foto sotto).
La differenza di pensiero tra i due è abissale. Fontana non ha fatto mistero di quale sia la sua priorità: la famiglia, al singolare come dice il suo stesso ministero, fondata sull’unione tra un uomo e una donna. Le unioni civili sono, appunto, unioni civili, che ben si distinguono da matrimonio e che non danno vita a una famiglia nel senso proprio del termine.
Contro Fontana, oltre al mondo Lgbt e ai politici “fedeli all’arcobaleno”, si sono già scatenati anche i principali mass media schierati a sinistra, i quali hanno usato toni di profonda polemica.
Non sorprende, poi, che l’Ansa abbia pubblicato – proprio in questi giorni caldi – in bella evidenza un articolo dal titolo entusiastico: Unioni Civili: in 2 anni oltre 8000 famiglie arcobaleno. Vi si legge: «Anche un 93enne ed il suo compagno 87enne del nord che stavano insieme dal 1960 hanno beneficiato della legge sulle Unioni civili, la cosiddetta legge Cirinnà, che oggi compie due anni. In questo lasso di tempo sono state oltre 17 mila le persone delle stesso sesso che si sono presentate davanti ai sindaci italiani per sancire ufficialmente la loro unione». Nel testo, non si sa bene perché, le 8.000 unioni diventano oltre 17mila “persone”... forse per cercare di fare più scalpore?
Eppure, se si vanno a vedere i dati dei matrimoni tra uomo e donna (in chiesa o in comune) si vede quanto il numero di 8.000 sia risicato: solo nel 2016, riporta l’Istat, i matrimoni sono stati più di 203mila. Arrotondando per difetto rispetto allo stesso periodo di due anni della legge Cirinnà, significa 400mila matrimoni etero contro 8mila unioni civili.
Il tutto tenendo conto che da un lato si ha un istituto in crisi – per via di convivenze, separazioni e divorzi – dall’altra si ha la “novità”, che ha spinto molti a contrarre delle unioni civili anche solo per “fare la storia” o, nel caso di amici eterosessuali ma che condividono lo stesso tetto, per trarne i benefici fiscali.
Le unioni civili erano realmente un’emergenza del Paese, o si è trattata semplicemente di una battaglia ideologica? I siparietti di questi giorni confermano verso la seconda ipotesi... anche perché, come si è già avuto modo di dire, se l’obiettivo non era – come veniva dichiarato, ma poi è stato smentito dalle stesse bocche – quello di equiparare tutti i matrimoni e di accedere all’adozione di bambini minori, bastava semplicemente recarsi dal notaio e stabilire con il/la proprio/a “compagno/a” quanto più si desiderava...
Stiamo a vedere come proseguirà la partita, nella certezza che con il Governo attuale non sarà più una improba lotta di 11 contro 1, bensì una sfida regolamentare.
Redazione