Le unioni civili diventano legge dello Stato? Allora bisogna iniziare a disobbedire.
Noi di ProVita per primi abbiamo sollevato la questione invitando a inserire nel ddl Cirinnà il diritto all’obiezione di coscienza e sostenendo tutti quei sindaci che si fossero dichiarati obiettori. Lo abbiamo fatto in tv, con una conferenza stampa e davanti alla Commissione Giustizia della Camera.
Ebbene, abbiamo immediatamente raccolto più di 100 adesioni di Primi Cittadini. Da ultimo, lo stesso leader della Lega, Matteo Salvini, ha invitato i “suoi” sindaci a compiere un gesto di disobbedienza civile rifiutandosi di celebrare quelle che di fatto sono vere e proprie “nozze” gay. E ha avuto ragione di farlo perché non solo San Tommaso d’Aquino, nel Medioevo ha scritto che una legge ingiusta non è una legge e dunque non va applicata e non le si deve obbedienza, ma anche i giuristi pre-cristiani come Cicerone proclamavano senza esitazione che la legge naturale non potesse essere derogata dalla legge positiva.
Leggiamo che tra i primi a rispondere all’appello di Salvini è stato Massimo Bitonci, sindaco di Padova, già benemerito per la sua opposizione ai libretti gender nelle scuole. Inutile dire che così facendo si è attirato gli strali del Pd e di Arcigay.
Eppure le sue dichiarazioni sono cristalline e di assoluto buon senso. «Rispetto i sentimenti di ciascuno – ha spiegato – e ritengo che chiunque possa esprimere la propria affettività nelle forme che gli sono congeniali, purché non lesive del diritto degli altri e, soprattutto, dei minori. Credo tuttavia che il matrimonio fra coppie eterosessuali, come sacramento per i cristiani e come contratto per chi cristiano non è, abbia una funzione sociale che va tutelata». Questa, si badi, ormai è divenuta un’opinione, ma si tratterebbe invece di un’ovvietà: tutte le carte costituzionali, infatti, da sempre riconoscono e tutelano la famiglia naturale fondata sul matrimonio (la nostra Costituzione italiana, da qualcuno definita “la più bella del mondo”, lo afferma all’art. 29).
«Il matrimonio – ha aggiunto Bitonci – è aperto alla vita e genera, attraverso i legami familiari e di parentela, un patrimonio di relazioni senza le quali la nostra comunità andrebbe verso la dissoluzione. Lo Stato ha il dovere di sostenere e promuovere la cultura della famiglia e l‘esclusività del matrimonio fra coppie eterosessuali. Senza questa cultura e senza il matrimonio, esso stesso non avrebbe alcun futuro, anche dal punto di vista demografico. A meno che qualcuno non contempli il ricorso a tecniche di riproduzione quali l’utero in affitto, che riducono la vita nascente a merce e, peggio, a oggetto di diritto per i genitori, a scapito della sua natura di soggetto di diritto individuale».
Non resta che sollevare obiezione di coscienza. «Il Governo – afferma il sindaco di Padova – ha imposto la fiducia sul provvedimento in esame alla Camera, di fatto escludendo l’obiezione di coscienza per i parlamentari. Da sindaco, mi riserverò il diritto di obiettare e non celebrerò mai matrimoni fra persone dello stesso sesso. Ho il dovere di servire i cittadini e di promuovere la crescita della comunità padovana, ma non mi sento obbligato ad assecondare le scelte di Renzi che, differentemente da me, non è stato eletto. Eventuali relazioni fra coppie omosessuali possono essere regolarizzate con contratti di natura privatistica. Quella sulle unioni civili è una battaglia ideologica, che, nei fatti, riguarda una porzione minima della popolazione: sul registro anagrafico delle coppie di fatto, inaugurato a Padova dalle precedenti giunte di sinistra, dal 2007 si sono iscritte solo 9 coppie di persone dello stesso sesso».
Noi continuiamo a invitare tutti i sindaci d’Italia (ed i candidati alle prossime elezioni amministrative, che sollecitiamo a firmare il Patto per la famiglia naturale) a rifiutarsi di applicare una legge che contrasta col bene comune, distrugge il concetto di famiglia ed impone i diktat dell’agenda LGBT. L’obiezione di coscienza è un diritto fondamentale che va esercitato anche nel caso in cui, come nella legge Cirinnà, non venga previsto. Se in tanti si opponessero in tal modo al “matrimonio” gay è certo che il governo Renzi verrebbe messo in grave difficoltà. E questo vale pure per tuttte le persone coinvolte per motivi professionali con il riconoscimento dei “matrimoni” tra persone dello stesso sesso.
È giunto il tempo della lotta.
Redazione
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