Abbiamo già sollevato qualche dubbio sulla pensione di reversibilità assegnata al partner omosessuale superstite dalla legge sulle unioni civili: è un onere sostenibile per le nostre povere casse previdenziali?
Abbiamo anche spiegato che la “famiglia” serve al welfare, non “qualsiasi gruppo”, o “convivenza” o “comunità” o “formazione sociale”.
Abbiamo anche rilevato la coincidenza – ma davvero una bella coincidenza – che una legge delega alla Camera vuole tagliare le pensioni di reversibilità ai vedovi, e soprattutto alle vedove, agganciandola ai redditi Isee.
Della cosa protestano anche i sindacati, ma per altra curiosa coincidenza non se ne fa clamore. Non sarà perché quel “risparmio” lì servirà a pagare la reversibilità al convivente omosessuale?
Andando a guardare più da vicino la questione dal punto di vista fiscale, volentieri pubblichiamo le considerazioni che ci ha inviato un nostro lettore.
Le coppie di fatto – omo, etero o quel che vi pare – non hanno alcun interesse fiscale a istituzionalizzare il proprio rapporto.
Se ambedue i soggetti lavorano pagano l’IRPEF ciascuno per la propria parte; se si “sposano” hanno il cumulo dei redditi, per cui pagano un’aliquota molto maggiore, per effetto della progressività (anche per questo nei Comuni che hanno istituito il registro delle coppie di fatto si sono presentati alla registrazione quattro gatti, anche in Comuni delle dimensioni di Milano).
Le coppie omossessuali molto ricche sono le uniche ad avere eventuale interesse precoce alle unioni civili: per l’acquisto di gameti maschili o femminili, per l’utero in affitto e conseguentemente per l’acquisto di bambini…
L’interesse per gli altri sopravviene ad età avanzata, quando uno dei due potrebbe lasciare questo mondo: l’altro avrebbe il diritto alla pensione di reversibilità, aumentando così le proprie entrate anche pagando più tasse.
La legge Cirinnà sulle unioni civili offrirebbe la reversibilità al convivente. E permetterebbe il seguente escamotage: io, etero, rimasto vedovo di una moglie senza pensione, mi accordo con un amico nella stessa situazione e ci uniamo civilmente, così uno dei due usufruirà prima o poi di doppia pensione. Come si fa a distinguere se siamo insieme per “amore” o per amicizia e convenienza?
Di contro, sempre per la legge sulle unioni civili, due persone di sesso diverso, conviventi a diverso titolo (per esempio un fratello e una sorella), non potranno formare un’unione civile omosessuale e non potranno avere la reversibilità. Questa sì che è una ingiusta discriminazione!
Cesare Ghinelli