«L’aspetto matematico non esaurisce il mondo»: così scriveva Karl Jaspers, nelle sue lezioni della sua “piccola scuola del pensiero filosofico”, per dimostrare che senza dubbio la dimensione numerica esprime una certa parte della realtà, ma che la realtà non si può ridurre a questa. Così, quindi, hanno una valenza sempre orientativa tutti gli elementi che, come i sondaggi, traducono e riducono la realtà al mero dato numerico e statistico.
Tuttavia, anche in considerazione delle giuste osservazioni avanzate di recente dal laicissimo ed intellettualmente onesto, oltre che moralmente libero (cioè non oppresso da ideologie o logiche di parte), Ernesto Galli della Loggia su Il Corriere della Sera dello scorso 12 febbraio circa la mancanza di equilibrio e terzietà dei media a proposito del tema delle unioni civili di cui viene taciuto il dissenso presente nella popolazione italiana, occorre riconoscere una realtà sorprendente.
Mentre su tutti i quotidiani, i radiogiornali e i telegiornali italiani il messaggio è unico ed univoco, cioè che, ad eccezione di pochi bigotti ed oscurantisti cattolici, praticamente tutti gli italiani, o la stragrande maggioranza di essi, sono favorevoli alle unioni civili e alle adozioni omogenitoriali, la realtà della rete indica non solo ben altro, ma l’esatto contrario, cioè che la maggioranza degli italiani è risolutamente contraria alle unioni civili, alle adozioni omogenitoriali, all’utero in affitto e a tutto il resto che direttamente o indirettamente può essere ricondotto al DDL Cirinnà (ne abbiamo parlato ad esempio qui, qui e qui).
In questo senso non è singolare ed esemplare il caso – tra i tanti – della trasmissione televisiva “Virus” in onda su Rai2, in cui, dopo un primo sondaggio sulle unioni civili era emerso l’esorbitante risultato del 79,8% di contrari? Ebbene, dopo questo, non è stata più condotta o mostrata alcuna rilevazione sul tema.
I numeri della rete, per altro verso, sono imponenti. Riguardano, infatti, decine di migliaia di votanti – quindi un campione statistico non indifferente nella sua globalità – suddivisi in ben 20 sondaggi che da diverse settimane si trovano on-line su testate di ogni tipo, di rilevanza nazionale o regionale, del nord e del sud, di destra e di sinistra, più o meno vicine al mondo LGBT, più o meno vicine alla Chiesa.
Stando alla data di oggi 16 febbraio 2016 (giorno in cui al Senato è iniziata la votazione sul ddl Cirinnà), si assiste alla preponderanza della contrarietà alle adozioni gay in un sondaggio de “La Stampa” in cui i “No” raggiungono ben il 59%; su “OggiTreviso” il 58% dei votanti si è dichiarato favorevole al matrimonio tradizionale tra uomo e donna; su “La Gazzetta di Parma” il 60% dei votanti ha espresso la propria contrarietà rispetto alle adozioni gay; un simile risultato si registra su “Libero” con il 61%; “Foggiatoday” conteggia un 66% di contrarietà alle unioni civili. “L’Adige” rivela che il 53% dei suoi lettori sono contrari alle unioni civili, mentre “Gonews” rileva il 60% di pareri contrari sia alle unioni civili che alla stepchild adoption.
I risultati più imponenti giungono dal 61% di voti contrari alla maternità surrogata registrato da “Il Corriere della Sera“; dal 66% e dal 68% di “No” totalizzati da “Sondaggi.fanpage” rispettivamente per le adozioni gay e le unioni fra persone del medesimo sesso; soprattutto e ben più di tutti quelli fin qui esaminati, il risultato più inaspettato e più sbalorditivo è quello consacrato dal 63% di contrari alle unioni civili riportato tra i lettori di una testata che dovrebbe essere più vicina alle unioni civili di tante altre, cioè da “Il Fatto Quotidiano“. Infine, non si può non segnalare il sondaggio del noto “Studiocataldi.it“, sito giuridico specialistico frequentato da professionisti del diritto, il quale riesce a registrare ben 80% di voti contrari al DDL Cirinnà. Dissenso che, provenendo dal mondo degli operatori del diritto, assume un peso specifico maggiore rispetto a tutti gli altri, indicando i dubbi di carattere strettamente giuridico che serpeggiano proprio tra gli addetti ai lavori.
Insomma, la maggioranza degli italiani è decisamente contraria all’utero in affitto e alla stepchild adoption e sicuramente non favorevole alle unioni civili, almeno a quelle tra persone dello stesso sesso, e almeno nella configurazione delineata dal DDL Cirinnà che si sta votando in Senato.
I numeri, certamente, non sono tutto, ma molti politici, almeno proprio quelli che sui numeri calcolano le proprie strategie politiche e morali, farebbero bene a tenerli comunque in considerazione per evitare di disdegnare l’opinione reale di tutti quegli elettori che un domani potrebbero a loro volta disdegnarli.
Renzi, Alfano e tutti i loro amici sono pertanto avvisati. (Redazione)
Aldo Vitale