In questi giorni è iniziata alla Commissione Giustizia della Camera la discussione sul disegno sulle unioni civili, anche noto come ddl Cirinnà.
Dopo l’approvazione in Senato di fine febbraio (qui l’elenco di coloro che hanno votato e di come), infatti, il testo si appresta a scaldare gli animi degli inquilini di Palazzo Montecitorio. C’è chi ipotizza un approdo in Aula per il 9 maggio.
In ogni caso, in un generale stato di silenzio da parte dei mass media, giovedì 7 aprile l’esecutivo ha detto “No” ai circa 900 emendamenti al ddl sulle unioni civili presentati dalle varie fazioni politiche, e in particolare dalla Lega Nord (circa 550 emendamenti).
“Viva la democrazia!“, verrebbe quasi da dire.
L’impressione che emerge è che il ddl Cirinnà verrà approvato alla Camera senza troppi indugi: l’ipotesi di porre il voto di fiducia alla Camera metterebbe a rischio troppe poltrone, quindi probabilmente non verrà praticata; ma lo stesso, si cercherà in tutti i modi di accelerare i tempi per arrivare all’approvazione del disegno di legge prima delle elezioni amministrative.
I soliti giochi della politica e il solito scollamento tra i reali bisogni del Paese e gli interessi di sparute – ma potenti – minoranze (in questo caso le lobby LGBT).
Nel silenzio omertoso attorno all’iter alla Camera del ddl sulle unioni civili, tuttavia, ogni tanto qualche notizia riesce a fare capolino. Tra queste, quella riportata da L’Espresso: si ipotizza che nel testo del disegno di legge venga nuovamente introdotto – era stato tolto al Senato per volontà del Ncd – il vincolo di fedeltà. “Il reinserimento della parola ‘fedeltà’ – scrive Susanna Turco – tra gli obblighi di chi sottoscrive una unione civile, è infatti forse la richiesta più gettonata, tra le 940 proposte di modifica al ddl Cirinnà delle quali la commissione Giustizia della Camera si appresta a discutere. La vogliono i Cinque Stelle, la vuole la dem Michaela Marzano (che ha presentato sette emendamenti a titolo personale), la vuole Pippo Civati con quelli di Possibile, la vuole la Lega, ma anche l’avvocato azzurro Francesco Paolo Sisto, e persino l’ex aennino Ignazio La Russa, oggi Fdi”.
Questa prospettiva, solo apparentemente innocua, è foriera di conseguenze pensanti. Obbligando infatti alla fedeltà coloro che contraggono un’unione civile, infatti, diventerebbe sempre più difficile mettere dei limiti all’adozione di bambini da parte di coppie unite civilmente, dal momento che anch’esse presenterebbero i caratteri di stabilità e di fedeltà propri dell’unione matrimoniale.
Inoltre, fa sorridere che si voglia reinserire il vincolo di fedeltà nelle unioni civili, mentre c’è chi propone di toglierla (come scrivevamo) dal Codice Civile, all’articolo 143 inerente il matrimonio tra uomo e donna. I soliti paradossi all’italiana...
Su questo concetto, oggi un po’ démodé, ha recentemente scritto lo psicanalista Massimo Recalcati, in un articolo apparso su La Repubblica con un titolo piuttosto fuorviante rispetto ai contenuti: “L’arte erotica (e inaspettata) della fedeltà“.
Scriveva Recalcati: “Il tempo ipermoderno sputa sulla fedeltà inneggiando una libertà fatta di vuoto. Tutto ciò che ostacola il dispiegarsi della volontà di godimento del soggetto appare come un residuo moralistico destinato ad essere spazzato via da un libertinismo vacuo sempre più incapace di attribuire senso alla rinuncia. Il principio si applica tanto ai legami con le cose quanto, soprattutto, a quelli con le persone. [...] Il problema è che il nostro tempo non è più in grado di concepire la fedeltà come poesia ed ebbrezza, come forza che solleva, come incentivazione, potenziamento e non diminuzione del desiderio, come esperienza dell’eterno nel tempo, come ripetizione dello Stesso che rende tutto Nuovo. Il nostro tempo non sa né pensare, né vivere l’erotica del legame perché contrappone perversamente l’erotica al legame. È un assioma che deriva da una versione solo nichilistica della libertà: la libertà dell’amore – come la libertà in generale per l’uomo occidentale – deve escludere ogni forma di limite, deve porsi come assoluta. In questo senso la fedeltà diviene un tabù logoro che appartiene ad un’altra epoca e destinato ad essere sfatato”.
Invece, conclude lo psicanalista, la fedeltà è quell’impegno che permette di stupirsi ogni giorno dell’altro: è sempre lui, ma è sempre diverso. Certo, occorre il coraggio di rischiare ed è necessario armarsi di pazienza e di spirito di sacrificio.
Eppure, la storia ce lo insegna, è nei legami stabili e duraturi che le persone (siano esse grandi o piccine) hanno modo di nascere e crescere.
... e se questa visione cozza fortemente con la società liquida in cui siamo immersi, tanto meglio: la sfida si fa ancora più interessante!
Teresa Moro