22/07/2016

Unioni civili ed eterologa: il Consiglio di Stato è unidirezionale

Via libera definitiva alle unioni civili. Il Consiglio di Stato ieri ha dato parere favorevole al decreto sui registri per quello che di fatto è il “matrimonio” gay all’italiana.

Nei giorni scorsi avevamo dato notizia delle discussioni in merito. Ebbene, ora è fatta.

Durante una conferenza stampa, come riferisce Repubblica, il presidente della sezione Atti Normativi del Consiglio di Stato, Franco Frattini ha riferito che l’attuale decreto ‘ponte’ permette la celebrazione delle prime “nozze” omosessuali in attesa dei decreti attuativi. Se il governo si muovesse subito, ha detto Frattini, già per Ferragosto potranno essere celebrate le prime unioni gay in Italia.

Il nodo dell’obiezione di coscienza dei sindaci è stato superato dal fatto che il testo della legge parla di ‘ufficiale di Stato civile’ e dunque non deve essere per forza il primo cittadino a unire le coppie gay. «Sono molto contenta che Frattini abbia spiegato che la legge non parla in nessun modo di obiezione di coscienza e di sindaci ed esplicita che l’ufficiale dell’anagrafe deve provvedere all’unione civile. Quindi sarà impossibile nei comuni fermare questo nuovo istituto giuridico» ha dichiarato la senatrice del Pd Monica Cirinnà, che ha promesso confetti arcobaleno per tutti. Esulta per il superamento dell’obiezione di coscienza anche l’Arcigay.

Eppure noi sappiamo bene e lo abbiamo scritto, che quello all’obiezione di coscienza è un diritto sacrosanto e costituzionalmente fondato: non può essere ignorato o conculcato. Per questo, oltre a continuare la battaglia culturale e legislativa contro lo pseudo-matrimonio omosessuale, ci batteremo per difendere, sostenere e incoraggiare tutti quei sindaci che legittimamente decideranno di obiettare. unioni civili_ddl cirinna_matrimonio gay

Il Consiglio di Stato ieri si è occupato anche di fecondazione artificiale. Ha bocciato infatti la Regione Lombardia sulla decisione di porre l’eterologa a carico delle coppie richiedenti. Come riferisce Repubblica, «la giunta Maroni si era rivolta ai giudici amministrativi per chiedere che fosse riformata la sentenza del Tar che aveva dato loro torto: anche in appello, però, il Consiglio di Stato ha bacchettato il Pirellone». La regione non può accampare motivi di limitate risorse finanziarie: con tutti i disguidi che abbiamo in campo sanitario, i soldi per fabbricare bambini resi volutamente orfani non devono mancare...

Per i giudici è discriminatorio finanziare solo la fecondazione omologa e non invece quella eterologa. La sentenza del Consiglio di Stato ha una sua logica. Con la stessa logica ProVita, da sempre contraria a ogni tipo di fecondazione artificiale, sostiene che queste pratiche dovrebbero essere tutte a carico degli interessati e non pagate con le tasse dei cittadini: non vogliamo avere sulle nostre coscienze il massacro degli embrioni, ovvero di altri esseri umani come noi!

Redazione


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