Le associazione LGBTQIA(...), con la solita retorica e i soliti casi pietosi utilizzati pure da Renzi, fremono perché il Ministero degli Interni emani i decreti attuativi della legge sulle unioni civili omosessuali entrata in vigore lo scorso 5 giugno.
Dalle stanze alfaniane potrebbe arrivare un barlume di buon senso e di resipiscenza se in detti decreti si prevedesse e si regolamentasse il diritto all’obiezione di coscienza.
È un diritto costituzionalmente garantito di cui i sindaci dovrebbero potersi avvalere. E lo stesso dicasi di quanti, per una ragione o per un’altra, avessero a che fare con questo tipo di unioni. Si tratta di questioni giuridicamente fondate, come abbiamo avuto occasione di spiegare, tanto che ProVita ha ribadito il suo appoggio incondizionato, anche legale, a quei primi cittadini che vorranno sollevare obiezione di coscienza alla celebrazione delle unioni civili.
Ad ogni modo, poiché il tutto è in mano ad un ministro come Alfano, non è che si possano nutrire grandi speranze...
Ebbene, come riferisce Avvenire, il decreto attuativo sulle unioni civili è stato trasmesso ieri, venerdì 8 luglio, al Consiglio di Stato per il parere previsto.
Come volevasi dimostrare, di fatto la legge Cirinnà introduce il “matrimonio” gay, sebbene non utilizzi questo termine. Le persone dello stesso sesso potranno unirsi civilmente facendo una richiesta congiunta all’ufficiale dello stato civile del comune di loro scelta. Espletate tutte le pratiche della burocrazia, la coppia si presenterà in Comune con due testimoni. Dopo il “sì” e la firma della dichiarazione, l’unione sarà trascritta nel registro provvisorio delle unioni civili e verrà annotata nell’atto di nascita di ciascuna delle parti. Come nei matrimoni, le parti potranno scegliere il regime patrimoniale della comunione o della separazione dei beni. L’unica differenza sta nel fatto che le coppie omosessuali potranno scegliere quale sarà il cognome usato dalla nuova “famiglia”.
Il decreto prevede anche la possibilità di tramutare un matrimonio in unione civile nel caso che uno dei due coniugi cambi sesso: basta una comunicazione all’ufficiale dello stato civile del comune nel quale fu iscritto o trascritto l’atto di matrimonio.
Qualora gli interessati ne facciano richiesta, l’unione civile può essere poi riportata sui documenti di identità, mentre chi è convolato a nozze all’estero potrà vedere trascritto l’atto di matrimonio sui registri del comune di residenza di una delle due parti.
Infine, il decreto prevede le modalità di scioglimento dell’unione (come ogni matrimonio che si rispetti nei tempi moderni, il “divorzio” deve far parte del pacchetto...): basterà presentare in Comune l’accordo raggiunto tra le parti.
Insomma, non resta che attendere il verdetto del Consiglio di Stato e “finalmente” anche in Italia i gay potranno sposarsi a tutti gli effetti.
Redazione
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