15/02/2016

Unioni civili = matrimonio gay: il “canguro” lo conferma

C’è forse ancora qualcuno che crede che il vero fine del ddl Cirinnà sia l’istituzione delle unioni civili per la tutela dei diritti di tutte le persone e l’annullamento delle (presunte) discriminazioni a svantaggio delle persone con tendenze omosessuali?

Se così fosse, ecco l’ennesima conferma che il Ddl Cirinnà non ha altro fine se non quello di legalizzare il matrimonio gay (si vedano, in merito, anche le considerazioni dell’Avvocato Arminio). Con tutto quello che consegue: stessi diritti delle coppie eterosessuali (e i doveri?) e possibilità di adottare bambini, accesso – dato che alla natura non si scappa – alla fecondazione artificiale o all’utero in affitto.

Quello che fa sorridere è che, a sbugiardare i sostenitori del Ddl Cirinnà sono stati due esponenti del PD, Marcucci e Cantini, i quali hanno presentato un emendamento cosiddetto ‘canguro’ che chiarisce ben bene gli intenti – peraltro palesemente anticostituzionali – sottesi all’approvazione del disegno di legge sulle unioni civili.

Intenti che il senatore di “Idea” Carlo Amedeo Giovanardi ha commentato con queste parole, riportate da AdnKronos: “L’emendamento ‘canguro’ dei senatori del Pd Marcucci e Cantini, conferma clamorosamente che hanno scritto ‘unioni civili’ ma in realtà si legge ‘matrimonio’, perché prevede l’applicazione delle disposizioni del codice civile in materia di regime patrimoniale della famiglia e in materia di alimenti, che ad ognuna delle parti si applichino le disposizioni che ovunque nel codice e nei regolamenti si riferiscono al matrimonio e quelle contenenti le parole coniuge, coniugi o termini equivalenti, la normativa del codice civile in materia di diritti successori relativi alla famiglia, l’adozione del figlio minore anche adottivo dell’altra parte dell’unione, la vigente normativa in materia di scioglimento del matrimonio e divorzio“.

matrimonio gay_adozioni-gay_ddl-Cirinna_omosessualismo_bambini_genitori_unioni-civili_FamilyDayL’analisi di Giovanardi, è stata condivisa anche dal Presidente emerito della Corte Costituzionale, Cesare Mirabelli, il quale ha affermato che le lettere c), d), e), f), g), h) dell’emendamento a firma di Marcucci e Cantini costituiscono un rinvio alla disciplina del matrimonio.

Siamo platealmente e arrogantemente – ha quindi proseguito il senatore Giovanardi – al di fuori da quanto stabilito dall’articolo 29 della Costituzione e dalle sentenze della Corte Costituzionale, che hanno più volte sottolineato che a Costituzione vigente il matrimonio può essere esclusivamente fra un uomo e una donna: speriamo che anche il presidente del Senato si accorga di questa clamorosa anomalia e non faccia finta di non vedere che questo emendamento e il disegno di legge Cirinnà in realtà trattano direttamente la materia matrimoniale degli articoli 29, 30 e 31 della Costituzione”.

D’altronde, a chi voleva guardare, tutto questo era noto da tempo. Infatti – come testimoniato in un video che circolava la settimana scorsa tra i Senatori, dal titolo “Dove ci porterà il Ddl Cirinnà? La verità la dicono gli stessi promotori” – era stata la stessa Monica Cirinnà ad affermare, in Aula, il vero fine del disegno di legge che porta il suo nome: “[...] pur essendo personalmente favorevole, come molti tra di noi, all’estensione del matrimonio egualitario. [...] Abbiamo scelto la via delle unioni civili per rispondere a criteri di prudenza, nella convinzione che alla piena uguaglianza si potrà arrivare passo dopo passo“.

Ma con un balzo da canguro si fa anche prima.

Redazione

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