Il Parlamento tarda ad approvare un riconoscimento delle unioni gay?
Nessun problema: il Comune di Bologna gioca d’anticipo per “superare gli avvilenti problemi quotidiani che le famiglie arcobaleno si trovano ad affrontare. Niente più firma per andare a ritirare il proprio figlio a scuola. A Bologna, basta un’autocertificazione”.
Leggiamo su La Repubblica che il sindaco del capoluogo emiliano Virginio Merola ha disposto che, a partire da questo anno scolastico, i genitori dello stesso sesso che hanno figli all’asilo nido e alla scuola dell’infanzia potranno usufruire di un modulo con cui autocertificare la loro situazione di famiglia.
In tal modo, sarà più facile firmare le autorizzazioni per le gite, ritirare i bambini a scuola o parlare con i maestri. Una volta firmato il modulo e inviato alla scuola, infatti, verrà riconosciuto come “genitore”, per queste pratiche, anche chi finora non è equiparato dalla legge a quello “biologico”. E non conterà il fatto di essere uomo o donna.
Il modulo, chiamato “di autocertificazione di famiglia omogenitoriale”, riporta lo spazio per le due firme dei genitori (con la formula “il/le sottoscritte/i”) che dichiarano “di volere condividere, nel ruolo genitoriale da entrambi/e assunto, le relative funzioni a favore del/della minore ......... ed iscritto/a nel medesimo stato di famiglia, esercitandone le conseguenti responsabilità. Entrambi/e – prosegue il documento – attraverso il presente atto che sottoscrivono, accettano e condividono a tutti gli effetti di legge, potranno pertanto, anche separatamente, ritirare il/la citato/a minore al termine dell’orario scolastico, firmare la prevista modulistica, quali autorizzazioni a uscite didattiche o gite, liberatorie immagini o qualsiasi altro documento presentato dal personale o dall’istituzione scolastica, oltre a rapportarsi con educatori o insegnanti per le necessarie comunicazioni nel rapporto scuola/famiglie”.
Alla Festa dell’Unità, in corso proprio a Bologna e che già negli spot radiofonici ha sponsorizzato la famiglia gay, Merola ha dichiarato di volersi ribellare “a questo Paese strano”, vantandosi del fatto che la sua città non vuole appiattirsi sul dibattito nazionale, che anzi vive con imbarazzo. “Con l’autocertificazione – ha detto il sindaco – abbiamo risolto questi aspetti avvilenti della vita quotidiana. Sembrano cose minori ma invece complicano la vita di queste persone”.
Interpellato poi sul Cassero, associazione Lgbt tristemente nota per le sue attività, Merola ha affermato che associazioni del genere “svolgono un ruolo prezioso”.
Non tutti però sono d’accordo col sindaco. La consigliera comunale e portavoce nazionale di Ncd Valentina Castaldini, ad esempio, ha sottolineato che i moduli sono “completamente inutili e fuori dall’ordinamento vigente”. “Nel momento in cui il Parlamento sta discutendo di un tema molto delicato, fare una corsa in avanti di questo tipo ha il sapore dell’ideologia – ha detto -. Bisognerebbe parlare di cose serie, invece il modulo presentato da Merola è fuori dalle leggi dello Stato. Il nostro ordinamento tratta in modo molto serio l’anagrafe: questa ne è una alterazione, un atto grave”.
A tal proposito, ci sentiamo di sottoscrivere e ribadire quanto esposto qualche giorno fa su La Nuova Bussola quotidiana dal prof. Stefano Fontana: “I diritti dei singoli conviventi sono già tutelati. Si può fare qualche piccolo aggiustamento. Ma sempre e solo come singoli conviventi. Ossia senza riconoscere la convivenza. Ma come è possibile, ci si chiederà, riconoscere i diritti dei conviventi senza riconoscere anche la convivenza? Non facendo dipendere automaticamente quei diritti da una convivenza in qualche modo riconosciuta per legge.
Facciamo un esempio banale: ammettiamo di essere un insegnante che ai colloqui riceve i genitori degli alunni. Se il convivente ha automaticamente diritto a venire a parlare con me della vita scolastica del figlio dell’altro convivente in forza della stessa convivenza, questa viene riconosciuta. Se invece il genitore del bambino designa formalmente il convivente autorizzandolo a venire a parlare con i professori, come potrebbe designare un fratello o un nonno o un amico di fiducia, allora la convivenza non viene riconosciuta. Insomma, i diritti devono rimanere individuali ossia non fruiti automaticamente in virtù della convivenza”.
Redazione
DIFENDIAMO I BAMBINI E LA FAMIGLIA DALLA LEGGE CIRINNA’