Il Sindaco post-comunista di Roma Capitale, Ignazio Marino, dice, in risposta all’iniziativa del Ministro degli Interni che aveva dato ordine ai prefetti di cancellare le trascrizioni comunali dei matrimoni tra persone dello stesso sesso contratti all’estero: «Sulle unioni gay sabato effettuerò le trascrizioni. Le farò ad alcune coppie che me lo hanno chiesto. Lo farò io stesso».
Il gesto di “disobbedienza” sarà compiuto sabato prossimo, informano i giornali e probabilmente sarà trascritto il matrimonio contratto in Canada nel 2009 di due uomini cinquantenni, che raccontano: «Stiamo insieme da 28 anni e ora abbiamo tre figli. Vorremmo essere una delle prime coppie ad essere trascritta. Già due anni fa chiedemmo la trascrizione del nostro matrimonio, ma ricevemmo la lettera di diniego da parte dell’anagrafe per motivi di ordine pubblico».
Marino sembra avere un’unica priorità nel Governo della capitale: quella di affermare i “nuovi diritti”, così come vengono chiamati. Inalienabili e indiscutibili. Insieme alla chiusura del centro storico, è la sua idea fissa. Si batte generosamente per questa grande conquista di civiltà. Per questo, quando non può o non se la sente di essere presente al Gay Pride – com’è accaduto dopo le elezioni del 2013 – invia un video agli organizzatori e dice: «Con il mio cuore, con il mio pensiero sono lì con voi al Gay Pride della Capitale d’Italia». Incontra il Sindaco di San Francisco Edwin Lee, per collaborare nei settori del ciclo dei rifiuti, della cultura, e del turismo e decide di avviare un gemellaggio dei due Pride. «Questa iniziativa – afferma – offre l’opportunità di ribadire una volta di più l’importanza del riconoscimento dei diritti e della libertà di amare, un diritto che è proprio di tutte le comunità moderne credo che abbia un alto valore simbolico, considerando che la città di San Francisco ha ospitato uno dei primi e maggiori esponenti del movimento gay, Harvey Milk [noto pedofilo, responsabile del suicidio di almeno un giovane, N.d.R.]. Troppe volte, negli ultimi anni, la città di Roma è stata teatro di aggressioni omofobe e di altri gravissimi episodi di discriminazione: fenomeni inaccettabili, che una comunità forte e unita deve saper respingere con decisione, a cominciare dalle sue Istituzioni. Roma deve invece diventare ogni giorno di più la capitale dell’accoglienza e dell’uguaglianza, in cui nessuno possa mai più sentirsi offeso, nè marginalizzato e dove la cultura del rispetto rappresenti un valore non negoziabile”. Partecipa al Gay Village e annuncia che entro un anno – quando tornerà lì a parlare – in Italia vi sarà una legge che riconosce le unioni tra omosessuali. E via di questo passo.
Marino è diventato un’icona, un modello da seguire. Non per i disastri che compie a livello amministrativo – le più alte tasse comunali in Italia, la crisi abitativa; il degrado urbano; l’inefficiente servizio di smaltimento dei rifiuti; la sporcizia delle strade e della rete della metropolitana; il traffico; il colabrodo della rete fognaria; l’insufficiente rete di trasporto; i numerosi cantieri aperti del tutto inattivi; l’insicurezza rispetto alla diffusione della criminalità – ma per il riconoscimento dei “nuovi diritti”. Di quelli “vecchi”, lui non si occupa. Contenti i romani? Sembra dì sì.
Danilo Quinto