È terminata alla mezzanotte del 1° novembre la raccolta firme per l’iniziativa dei cittadini europei Uno di Noi, per chiedere – ai sensi dell’articolo 11 del Trattato di Lisbona e del Regolamento n. 211/2011 del Parlamento Europeo e del Consiglio, adottato il 16 febbraio 2011 – «l’impegno dell’Unione a non consentire e non finanziare azioni che presuppongano o attuino la distruzione di embrioni umani e a predisporre strumenti adeguati di controllo sull’utilizzazione dei fondi erogati al fine di garantire che essi non siano mai usati per distruggere la vita umana».
Oltre un milione e mezzo di persone hanno firmato, tantissimi giovani in tutta Europa si sono mobilitati in difesa della vita, nell’indifferenza dei mass media.
Al di là dell’effettivo esito in sede legislativa, è stato comunque un successo popolare, che ha visto uniti i popoli europei al grido di “l’embrione è uno di noi”, quell’essere minuscolo che è una persona sin dal concepimento. L’Europa unita, con l’Italia in testa, è a favore della vita e la Commissione Europea ne dovrà tenere conto, adesso è obbligata ad organizzare almeno un’audizione pubblica sul tema.
In sintesi, ciò che i promotori dell’iniziativa e i cittadini europei chiedono all’Europa è di interrompere il finanziamento di attività che presuppongono la distruzione di embrioni umani, spesso usati come materiale da laboratorio senza rispetto per la dignità umana e senza aver ottenuto, tra l’altro, un vero ed importante riscontro positivo in campo medico. Risultati autentici e scientificamente provati sono stati ottenuti, invece, attraverso la ricerca sulle cellule staminali adulte, come dimostra il premio nobel per la medicina Shinya Yamanaka che ha saputo coniugare ricerca scientifica e rispetto per la dignità dell’uomo. Le cellule adulte, infatti, possono essere riprogrammate e “ringiovanite”, consentendo, così, di evitare la sperimentazione e quindi la distruzione di embrioni umani. Scienziati come Angelo Vescovi – che ha eseguito in Italia il primo trapianto al mondo di cellule staminali su malato di Sla – prevede che le scoperte di Yamanaka daranno ottimi frutti nel campo della medicina rigenerativa.
Non solo motivi etici – che di per sè sarebbero più che sufficienti – dietro l’opposizione alla sperimentazione sugli embrioni, ma anche scientifici.
Ma si sa, le ideologie e – chissà – anche gli interessi economici, sono duri a morire. C’è molto da lavorare, questo è stato un primo passo, adesso aspettiamo una risposta dalla Commissione Europea. A poco a poco la cultura della vita vincerà su quella della morte.