“Non siamo co-genitori con il governo”. Una delle frasi più eloquenti stampate sulle magliette delle ‘Mamme per la Libertà’, organizzazione nata e cresciuta per difendere la libertà educativa ed opporsi all’indottrinamento LGBTI imposto nelle scuole degli Stati Uniti.
Negli ultimi 10 mesi, ‘Moms for Liberty’ è cresciuta fino a 135 realtà sparse in 35 stati ed almeno 56.000 tra membri e sostenitori. L’obiettivo è quello di avere una sede ed un gruppo di mamme attiviste in ognuna delle 3.143 contee dell’intero paese. "Ora è il momento di coinvolgere i genitori in un progetto di lungo termine", ha detto Tina Descovich al Washington Post, una co-fondatrice di ‘Moms for Liberty’.
"Se si perde questa opportunità, sarà difficile coinvolgerle in futuro”, il messaggio è chiaro e altrettanto semplici gli slogan. Poca politica e molto buon senso, si legge nel sito di queste mamme battagliere: “Siamo mamme e papà, crediamo che il potere dipende dal popolo, noi combattiamo per i nostri figli”. La portavoce di ‘Moms for Liberty’, Quisha King, ha chiesto un "esodo di massa dal sistema scolastico pubblico" e ha spiegato alla trasmissione della tv nazionale dell’ABC ‘The National Desk’ che il suo invito era molto ‘realistico’.
"Ci sono già vaste e avanzate opzioni di istruzione domestica disponibili, ci sono già piani educativi in atto che i genitori possono scegliere per avere l'opportunità di istruire i loro figli in modo eccellente", senza rischiare che vengano indottrinati. L’organizzazione delle ‘Mamme per la Libertà’ sta anche cercando di scoprire quali sono le preoccupazioni dei genitori in ogni Stato per mostrare loro quali opzioni sono disponibili, le risorse a disposizione e mostrare loro ciò che può essere fatto, perché i genitori sono stanchi della scarsa educazione che i loro figli stanno ricevendo. Nel frattempo, mentre cresce la protesta ed il coordinamento tra i genitori, la National School Boards Association (sindacato di insegnati e dirigenti della scuola pubblica) ha pubblicato delle scuse ufficiali a tutti i genitori americani lo scorso 22 ottobre, per averli descritti in una precedente occasione come ‘terroristi domestici’ per le loro proteste contro l’indottrinamento dei figli in moltissime scuole.
Certo le scuse di insegnanti e dirigenti scolastici sono un passo avanti, ma non sufficiente per i genitori che non son certo preoccupati per i toni minacciosi e gli insulti ricevuti, piuttosto son ancor più fermamente convinti che valga la pena di lottare per la buona e sana educazione dei propri figli.