Negli Stati Uniti le varie amministrazioni repubblicane e democratiche si stanno muovendo in direzioni decisamente opposte in tema di aborto, soprattutto pensando che siamo a pochi mesi dalla possibile decisione della Corte Suprema che potrebbe rovesciare o modificare la sentenza Roe v. Wade che lo ha liberalizzato.
Mentre gli stati pro-vita repubblicani hanno approvato un numero record di leggi per proteggere i bambini non nati dall'aborto già quest'anno, gli stati pro-aborto hanno intrapreso azioni aggressive per espandere gli aborti. Un articolo del Washington Examiner nei giorni scorsi ha descritto gli sforzi di quattro stati in particolare che hanno cestinato l’idea pseudo-moderata dell’aborto "sicuro e legale", ma “raro” e l'hanno sostituita con l'idea ultra-progressista di “più aborti e meno norme di sicurezza”. Si tratta di California, Colorado, Oregon e Illinois.
"Saremo un santuario" per l'aborto, aveva detto il governatore della California Gavin Newsom all'AP già a dicembre. Purtroppo ha dato seguito alla sua promessa, mettendo a bilancio 20 milioni di dollari di denaro dei contribuenti per incoraggiare gli studenti di medicina a diventare abortisti. Il suo bilancio include anche altri 20 milioni di dollari per aiutare le strutture per l'aborto a "migliorare la sicurezza" e a "proteggere le loro infrastrutture fisiche e informatiche". La California costringe già i contribuenti a pagare gli aborti per i suoi residenti a basso reddito. Il California Legislative Women's Caucus ha inoltre proposto una serie di leggi che mirano a favorire l'accesso all'aborto per le donne che vengono da altri Stati. Un’altra proposta di legge, come se non bastasse, vorrebbe aumentare la protezione della privacy per i fornitori di aborti che eseguono la procedura sulle pazienti che arrivano da altri Stati dove è ancora vietato e che mira quindi a proteggere le aziende abortiste californiate da possibili cause con gli stati pro life. Sempre il California Legislative Women's Caucus ha poi proposto una nuova norma per istituire un fondo statale a cui la gente potrebbe donare per assistere le donne a cui è stato negato l'aborto in altri Stati, pagando loro spese di viaggio, alloggio, pasti, assistenza ai familiari e altri servizi.
I legislatori dell'Oregon, invece, hanno stanziato a fine marzo 15 milioni di dollari nel bilancio per pagare il viaggio delle donne sia all'interno che all'esterno dello Stato per abortire e per aumentare il numero di strutture per l'aborto. Il presidente della Camera dell'Oregon Dan Rayfield, ha giustificato questa misura per “mitigare i danni" causato dal potenziale ribaltamento di Roe v. Wade.
In Illinois e Colorado i rispettivi legislatori hanno recentemente eliminato i pochissimi limiti all'aborto che ancora esistevano. Il Colorado, infatti, ha appena approvato una legge radicale pro-aborto che lo dichiara un "diritto fondamentale" e nega diritti e protezioni legali a qualsiasi "uovo fecondato, embrione o feto" fino alla nascita. Inoltre impedisce alle città e ai comuni di vietare gli aborti attraverso ordinanze locali, come altri hanno fatto attraverso il movimento ‘Sanctuary City for the Unborn’. Molti credono che la nuova legislazione del Colorado possa portare all’eliminazione della legge statale di notifica ai genitori, che richiede che almeno un genitore di una ragazza minorenne sia avvisato prima che faccia ricorso ad un aborto.
I legislatori dell'Illinois hanno già abrogato la loro legge di notifica ai genitori lo scorso dicembre, nonostante la massiccia opposizione pubblica. La NBC 5 Chicago ha riferito che i residenti dello stato hanno presentato quasi 50.000 firme di opposizione e un sondaggio del 2021 ha rilevato che il 72% degli elettori dell'Illinois sostiene e approva la legge di notifica dei genitori, compresi molti che si identificano come pro-choice.
Tutti e quattro gli Stati, dunque, costringono i contribuenti a pagare per gli aborti e permettono interruzioni di gravidanza tardive su bambini non ancora nati sani e con madri altrettanto sane. Gli stessi Stati non hanno leggi sul consenso informato o standard di base di salute e sicurezza per le strutture abortiste e permettono anche a chi non è medico di eseguire aborti, mettendo a rischio sia la vita delle madri che quella dei nascituri.