Una Dichiarazione Internazionale di esperti per l’abolizione della pratica dell’utero in affitto.
E’ questa l’ultima iniziativa di “Profesionales por la Etica”, associazione di cui abbiamo più volte parlato su questo sito, ad esempio segnalando un suo interessante documento esplicativo sul medesimo argomento.
L’associazione chiede agli esperti di tutto il mondo, che siano professionisti in uno dei settori che riguardano la maternità surrogata (medici, psicologi, psichiatri, insegnanti, avvocati) di aderire a una dichiarazione (che si può leggere in spagnolo qui) nella quale si ribadisce che i contratti di maternità surrogata implicano una flagrante violazione della dignità e dei diritti fondamentali, sia della madre che del bambino, poiché la donna viene trattata come una “fabbrica” e il figlio come un “prodotto”, oggetto di commercio.
I “desideri di paternità”, dice il documento, “devono avere sempre come limite invalicabile la dignità delle persone e i diritti fondamentali. La vera compassione non può voltare le spalle alla verità“.
In più, “gli enti intermediari della maternità surrogata ricorrono molto spesso a donne senza protezione e disinformate, cosa che rende ancor più riprovevole questa forma di sfruttamento e pone rilevanti rischi per la salute fisica e psicologica delle madri gestanti“. E pure i “figli della madre surrogata, nati mediante l’uso intensivo di tecniche di fecondazione artificiale, presentano rischi di patologie fisiche e psicologiche. Si spezza inoltre, in modo premeditato e intenzionale, il vincolo biologico naturale con la madre, provocando in questi bambini confusione sulla loro identità“. Si ricorda infine che la maternità surrogata contraddice molteplici convenzioni e norme internazionali, ad esempio quelle riguardanti la tratta di esseri umani.
Per questo i dichiaranti esigono: 1. l’abolizione universale dell’utero in affitto, per effetto della collaborazione tra i diversi governi nazionali; 2. che si mantenga o si approvi in ogni Stato il divieto di iscrizione nel registro di stato civile in favore dei “genitori” non biologici dei bambini nati mediante questa pratica, come efficace misura dissuasiva.
Redazione