30/04/2016

Utero in affitto: Alfano e Renzi non muovono un dito

A parole tutti (o quasi) condannano la pratica dell’utero in affitto. Ma ai discorsi retorici non seguono i fatti.

Né il “cattolico” Renzi, né il “cattolico” Alfano sono disposti a muovere un dito per difendere il diritto dei bambini ad avere un papà ed una mamma.

Marco Guerra, su La Nuova Bussola quotidiana, scrive che, in vista del voto alla Camera sulle unioni civili il prossimo 9 maggio, si era deciso di calendarizzare per mercoledì 27 e giovedì 28 aprile la discussione delle mozioni che invitano il governo ad intervenire sulla pratica dell’utero in affitto. Un modo, assai debole, per arginare i problemi che sorgeranno inevitabilmente dall’approvazione del ddl Cirinnà. La stepchild adoption è stata stralciata, con grande euforia (ipocrita) del Ncd. Ma sappiamo bene che prestissimo rientrerà dalla finestra. Oltretutto, il governo ha fatto di tutto per evitare dibattito e approfondimento. Vuole portare a casa la legge subito: serve come trofeo da mostrare per la campagna elettorale e per accontentare la potente lobby LGBT (ha detto, il PD, che il Governo – del “cattolico” e “democratico” Renzi porrà la questione di fiducia anche alla Camera, per una rapida approvazione del matrimonio gay).

Ebbene, non v’è stata alcuna discussione. Infatti alla fine il Pd e Area Popolare hanno votato per il rinvio sine die  della discussione e del voto sulle mozioni presentate dai vari partiti.

Il motivo è semplice: anche se non si è data alcuna motivazione ufficiale, si sa che in casa democratica sono divisi e non sanno che pesci pigliare. Meglio allora non impantanarsi in polemiche che potrebbero mettere in difficoltà il presidente del Consiglio.

Ma il vero problema non è tanto il Pd. La figuraccia più grande l’hanno fatta i moderati di Ncd, che ancora una volta hanno obbedito come cagnolini al partito di maggioranza. Pur di salvare la poltrona e di garantirsi lo stipendio, hanno rinviato a data da destinarsi la discussione su un tema a loro dire fondamentale. Alfano si è riempito la bocca con la storia della messa al bando dell’utero in affitto e ora che fa? Salva il Pd dall’imbarazzo e ritira tutto con la coda tra le gambe.

Eppure, nota Guerra, «l’approvazione della mozione contro l’utero in affitto era una delle condizioni che avevano posto i parlamentari cattolici della maggioranza affinché potessero dare il loro voto al ddl sulle unioni civili che approderà in aula alla camera il 9 maggio». «L’ennesima promessa tradita – aggiunge – che può mettere in serio imbarazzo molti deputati dell’Ncd che non sanno più come giustificare il loro appoggio ad una legge che, con il passare delle settimane, si profila sempre di più come l’istituzione di un simil-matrimonio che non pone limiti alla filiazione e consente la programmazione di bambini orfani di madre o di padre».

«Con ogni probabilità – conclude – non ci sarà quindi alcuna mozione contro l’utero in affitto prima del voto definitivo sulla unioni civili. E vista la fatica che il Pd fa nel ritrovarsi anche su un generico atto di indirizzo che non impegna in modo obbligatorio l’esecutivo, si capisce benissimo che il Governo Renzi non varerà mai delle misure concrete volte a perseguire la barbara pratica dell’utero in affitto».

Ebbene, di tutto questo ci ricorderemo non solo al referendum costituzionale del prossimo autunno, ma ad ogni tornata elettorale che si presenterà nei prossimi mesi. Renzi ed Alfano devono andare a casa!

Redazione


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