Il tema dell’utero in affitto e il vergognoso traffico di esseri umani che comporta ha finalmente scosso qualche coscienza.
Anche in seno al Parlamento Europeo, dove finora hanno prevalso maggioranze portatrici della cultura della morte, questa volta la sinistra si è spaccata ed è stato approvato un emendamento contro l’utero in affitto.
Purtroppo l’emendamento è contenuto in un documento impregnato di mentalità abortista, omosessualista e di ideologia del gender. Vogliamo, per questa volta, guardare al “mezzo bicchiere pieno”?
Il documento è il Rapporto annuale sui diritti umani e la democrazia nel mondo (2014), e l’emendamento è stato presentato dall’eurodeputato popolare slovacco Miroslav Mikolasik.
Il testo, al n.114, dice che il Parlamento europeo «condanna la pratica della maternità surrogata, che mina la dignità umana della donna, visto che il suo corpo e le sue funzioni riproduttive sono usate come una merce; considera che la pratica della maternità surrogata, che implica lo sfruttamento riproduttivo e l’uso del corpo umano per profitti finanziari o di altro tipo, in particolare il caso delle donne vulnerabili nei Paesi in via di sviluppo, debba esser vietato e trattato come questione di urgenza negli strumenti per i diritti umani».
Il testo era già stato approvato in tre commissioni parlamentari: Affari esteri (47 sì, 4 no e 4 astenuti), Sviluppo (22 sì, un no e un astenuto), e Diritti della donna e parità di genere (23 sì, 6 no e nessun astenuto).
Spiega Avvenire che “Alcuni gruppi (soprattutto Liberali e Sinistra) hanno votato sì al documento nel suo complesso pur non condividendo l’emendamento sulle madri in affitto. Peraltro è stato invece bocciato in sede di commissione parlamentare un altro emendamento (firmato sempre da Mikolasik) che pure sembrava la logica conseguenza (si chiedevano «chiari princìpi e strumenti legali internazionali per l’affrontare le questioni relative alla maternità surrogata allo scopo di prevenire l’abuso di diritti umani come lo sfruttamento delle donne e il traffico di essere umani, e la protezione di diritti, interessi e benessere dei bambini»).
Questo è un grave difetto del Rapporto: la mancanza a qualsiasi riferimento al diritto del bambino ad essere allevato dalla donna che l’ha partorito, quale risulta anche dalle norme dei trattati internazionali sulla tutela dei diritti umani e dell’infanzia.
Come dicevamo all’inizio, il documento, inoltre, parla di «identità di genere» anziché di “sesso”, promuove «l’accesso a istituti legali, possibilmente attraverso unioni registrate o matrimoni» per gli omosessuali, e il «facile acceso all’aborto sicuro» per realizzare la pianificazione familiare.
Redazione