Su queste colonne abbiamo criticato apertamente il segretario della CEI, mons. Galantino, quando ha rilasciato quelle dichiarazioni sulle “facce inespressive” di chi prega per l’aborto.
Per par condicio, però, oggi siamo lieti di rilanciare alcune sue dichiarazioni sulla fecondazione artificiale e annessi e connessi che sono state riportate da Avvenire e che ci ricordano – soprattutto – che i figli possono essere oggetto di desiderio, ma non di diritti...
«Il figlio, lo sappiamo, è un ottimo desiderio, ci mancherebbe altro: ma non è un diritto. Quando comincia a diventare un diritto è chiaro che poi si cercano tutte le strade per doverselo assicurare». È il commento di monsignor Nunzio Galantino alla vicenda dello scambio di embrioni all’Ospedale Pertini dopo la recente nascita dei due gemelli. «Il problema – ha aggiunto Galantino, interpellato dall’agenzia Ansa – è che noi vogliamo, per forza, trasformare l’uomo in una macchina, ma nell’Ottocento già c’è stato questo tentativo, e fu un dramma. L’uomo non è una macchina. Tutto ciò che non può essere inglobato in meccanismi più o meno perfetti, purtroppo, prima o poi fa pagare il prezzo».
Casi drammatici come quello del Pertini, dichiarato irrisolvibile persino dal Comitato nazionale per la bioetica (che era stato chiamato a pronunciarsi su chi fossero i genitori dei due bambini), obbligano a confrontarsi con la realtà: «Purtroppo – commenta il segretario dei vescovi italiani – abbiamo bisogno di questi casi limite per doverci rendere conto della stortura che molte volte si innesca in alcuni meccanismi che, prima di essere di natura medica, sono di natura antropologica».
Accade infatti che «quando noi mettiamo come primo obiettivo della vita il soddisfacimento di desideri anche legittimi di ogni uomo, guardate che noi capovolgiamo un po’ tutto. Perché il desiderio dell’individuo non può essere la molla della storia». Infatti «quando è l’individualismo che prevale non esistono più altre realtà, ed è chiaro che quando l’individualismo diventa sfrenato si comincia a parlare anche di utero in affitto. Una bestialità, insomma. È chiaro – ha concluso monsignor Galantino – che quando si parla di utero in affitto non si fanno i conti con altre realtà, che sono poi i sentimenti, l’equilibrio, il legame con una persona, il legame tra la mamma e coloro che porta in grembo».
Francesca Romana Poleggi