Sull’utero in affitto la Francia è in subbuglio.
Il 16 giugno, a Parigi, davanti all’Assemblea Nazionale, la Manif pour tous ha manifestato con 4mila persone contro la maternità surrogata. Altre proteste si sono tenute in varie città del Paese.
Il Parlamento stava esaminando due disegni di legge presentati dall’opposizione di centro-destra per «rafforzare gli strumenti giuridici per opporsi più efficacemente alla gestazione per altri (Gpa)», ovvero all’utero in affitto.
I due testi chiedono di inasprire le pene (e soprattutto di attuarle, perché finora si sono quasi sempre chiusi gli occhi) verso chi ricorre a “incubatrici umane” e di inserire nella Costituzione il principio dell’indisponibilità del corpo umano.
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I socialisti però si sono messi di traverso. Nonostante i proclami contro lo sfruttamento delle donne e contro la pratica dell’utero in affitto, al momento di agire concretamente la sinistra ha mostrato il suo vero volto.
Avvenire ricorda la contraddizione tra i tatticismi usati in questi giorni e quanto sostenuto invece nel 2014 dal primo ministro Manuel Valls in materia. «In un mondo aperto dove tutto si acquista, dove tutto si vende, dove i valori e i princìpi non sono sufficientemente gerarchizzati – dichiarava in un’intervista – il ruolo della legge è di porre dei limiti, di garantire uno zoccolo duro di princìpi che organizzano la vita in società. È la filosofia del mio governo». Secondo il premier, quella dell’utero in affitto era «una pratica intollerabile di commercializzazione degli esseri umani e di mercificazione del corpo delle donne» e come tale da condannare senza appello. A pensarla come lui anche due storici socialisti, come l’ex premier ed ex candidato presidente Lionel Jospin e l’ex presidente della Commissione UE Jacques Delors. Senza contare poi la voce delle femministe.
Perché quindi questo cambio di atteggiamento? Solo per meschine ragioni elettorali e di rivalità politica? Di fronte ai due disegni di legge, infatti, il Partito socialista ha proposto una mozione di rifiuto. Credeva di mettere a tacere le opposizioni rapidamente, ma queste hanno serrato le fila e sono riuscite ad avere la meglio: la mozione della maggioranza è stata bocciata per 5 voti di scarto. Pertanto, le proposte dei gollisti dovranno essere discusse e votate, articolo per articolo. Il voto finale è in programma il 21 giugno.
Vedremo come andrà a finire.
Redazione
Fonte: Avvenire
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