In questi giorni è stata approvata dal Parlamento indiano una proposta di legge che vieta l’utero in affitto, in tutto il Paese.
Se l’iter legislativo sarà completato, resterà legale solo se la gravidanza è portata avanti da una persona della stessa famiglia, senza compenso, e solo se i committenti sono una coppia di indiani, sposati da almeno 5 anni, senza figli.
Nel 2015 era stata data la prima stretta: era stato vietato agli stranieri di prendere in affitto l’utero delle donne indiane.
In Terris dice che saranno almeno 3000 le cliniche private che dovranno chiudere.
Il Paese infatti era una meta privilegiata per il turismo procreativo di coppie desiderose di comprarsi un bambino. Le cliniche indiane costavano molto meno di quelle occidentali: le povere donne che davano l’utero in affitto si contentavano di poche migliaia di rupie (che per chi è davvero povero sono tante!) e si prestavano ad essere trattate peggio delle bestie da riproduzione.
Plaudiamo, quindi, alla coraggiosa scelta di civiltà dell’India: sia di monito per quelli che qui in occidente continuano a voler sdoganare il turpe mercimonio.
E sia un segno di speranza per tutti quelli che credono che le leggi inique non si possano più cambiare.
Redazione
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