Nel Regno Unito l’utero in affitto è solo “altruistico”.
Tanto “altruistico” che il “rimborso spese” che si può dare alla madre (vera) del bambino non può superare le 15.000 sterline.
Il che vuol dire che si prestano all’ignobile mercimonio soprattutto le donne davvero povere e bisognose.
Come in tutti i casi in cui la legge che si propone di “regolamentare” un qualcosa che deve essere vietato e basta (aborto, droga, eutanasia insegnano), una volta aperta la falla nella diga l’inondazione è certa.
Infatti, una volta consentito un mercato regolamentato, in questo caso l’utero in affitto, si apre immediatamente il mercato nero parallelo.
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Nell’episodio riportato dal Daily Mail, una donna ha accettato dare l’utero in affitto a una coppia gay conosciuta su Facebook per 9.000 sterline, nel febbraio 2014, con un contratto “privato”, informale, fuori legge.
Il bambino è stato assemblato con un ovulo di una venditrice anonima statunitense e lo sperma di uno dei due acquirenti. In realtà le erano stati impiantati due embrioni, ma uno lo ha abortito spontaneamente. Allora, la donna – già madre di una bambina di 6 anni – ha cominciato a ripensarci. Ha conosciuto un’altra giovane che aveva dato l’utero in affitto e che le aveva detto di non essere stata pagata abbastanza, viste le conseguenze che ha subito dalla gravidanza (noi sappiamo, ma nessuno lo dice, che anche la donna che riceve l’impianto di un embrione assemblato in vitro si sottopone a tutta una serie di rischi per la sua salute), e allora ha cominciato a pensare di abortire volontariamente anche il secondo bambino che portava in grembo. Allora, si è però resa conto che quel bambino era “suo”, che già gli voleva bene e ha deciso di tenerlo per sé.
La cosa è finita in tribunale e il giudice ha riconosciuto il diritto della madre, nel miglior interesse del bambino. Dall’esposizione dei fatti la coppia committente è stata definita dal giudice ‘manipolativa e disonesta’ e la donna – secondo la sentenza – è stata sfruttata.
La legge inglese, del resto, considera madre legale colei che ha partorito (vivaddio!) a meno che non sia lei stessa a rinunciare al bambino.
Al padre biologico è stato concesso di vederlo un week end ogni otto settimane. Egli condividerà la responsabilità genitoriale con la madre e suo marito.
Redazione
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