Il governo di Giorgia Meloni, ormai lo sappiamo, sta agendo da tempo per arrivare ad un consenso bipartisan, non solo in Italia ma in tutta Europa, per dichiarare l’utero in affitto, ovvero la gestazione per altri (GPA) come la chiamano alcuni, un “crimine universale”. Al pari quindi della schiavitù, dell’usura e della tortura.
Un sostegno a questa politica pro life arriva da una neonata e poco nota Rete No GPA. La quale su change.org ha appena lanciato una coraggiosa petizione e «l'ha diretta al Parlamento italiano (Camera dei Deputati e Senato della Repubblica)». Una petizione che fa scalpore se pensiamo che è stata già firmata, per ora, da oltre 500 esponenti del mondo progressista e di sinistra: intellettuali, sindaci e amministratori locali, ex parlamentari, sindacalisti e femministe.
Il testo-manifesto della petizione è tanto stringato quanto chiaro e lucido. Si raccolgono le firme perché, come sancito dalla Corte Costituzionale, la maternità surrogata «offende in modo intollerabile la dignità della donna e mina nel profondo le relazioni umane». Che rischierebbero di diventare frutto di contrattazione e di commercio. Trasformando l’amore, che è causa naturale della procreazione, in «un’inaccettabile mercificazione del corpo, spesso a scapito delle donne maggiormente vulnerabili sul piano economico e sociale».
E oltre alle donne, l’utero in affitto «mercifica e offende la dignità dei bambini e delle bambine», trattandoli come automi e burattini nel mercato globale (e incontrollabile) dei desideri.
Si chiede quindi, seppur da un punto di vista progressista e diciamo pure di sinistra, quindi diverso per certi versi dalla simile petizione di Pro Vita & Famiglia sull'utero in affitto, il «divieto di maternità surrogata nel nostro Paese». Segno che il vietato vietare dei magnifici anni ’70 è tramontato o è stato scavalcato dalle aggressioni della tecno-scienza, sostenuta da un transumanesimo che riduce l’umanità ad oggetti di scambio e di negozio.
Oltra a questo divieto, il testo chiede al governo Meloni che la pratica dell’utero in affitto, se pure fosse un affitto a titolo gratuito, sia «contrastata in tutti gli ambiti a cominciare dalle istituzioni europee e dall’ONU». Con legittimo stupore, il quotidiano Avvenire, trova l’appello e la raccolta di firme particolarmente interessanti, proprio perché provengono, «da ambienti di sinistra». E ciò mentre in Parlamento è in discussione il «disegno di legge sull'utero in affitto reato universale, proposto da Fratelli d'Italia».
Il coordinatore dell’iniziativa è infatti Aurelio Mancuso (ex presidente nazionale dell’Arcigay) e tra i firmatari spiccano figure del progressismo italiano. Dagli ex senatori Pd Valeria Fedeli, Caterina Biti, Andrea Ferrazzi, Maria Pia Garavaglia sino a femministe storiche come Adriana Cavarero e Olivia Guaraldo.
Lo stupore di Avvenire è legittimo visto che, come ricorda ai suoi lettori, «il Pd non ha mai preso posizione esplicita sulla Gpa». Ed anzi, Elly Schlein si è detta favorevole alla maternità surrogata, seppur «a titolo personale».
Se la GPA infatti può essere considerata un “crimine universale” vuol dire che si tratta di un male in qualche modo assoluto. E se la sinistra europea e il progressismo d’Occidente hanno preso in larga parte la strada del male, non si tratta più di discutibili questioni di salari o di tasse, di ponti sugli stretti o di spread. Ma di questioni vitali per la società e per la civiltà: l’errore quindi, specie in sede elettorale e di scelta, non è ammesso.