26/01/2016

Utero in affitto – Per lo psichiatra Crepet “E’ nazismo!”

Lo pischiatra Paolo Crepet non ha dubbi sull’utero in affitto: “Orribile. Nazismo, nazismo puro“. E questo in quanto – come precisato a Zenit – “Stiamo parlando di una pratica eugenetica. [...] della scelta di un figlio su base genetica, cosa che trovo come minimo aberrante“.

Utero in affitto che, inutile negarlo, potrebbe diventare una pratica lecita (e addirittura favorita!) anche in Italia, nel caso in cui passasse il ddl Cirinnà. Tale disegno di legge, infatti, va ben oltre le semplici “unioni civili”: istituisce, di fatto, il matrimonio gay; introduce la stepchild adoption, che altro non è che l’adozione di un bambino da parte di una coppia omogenitoriale; infine, appunto, apre alla pratica dell’utero in affitto.

Il noto psichiatra è stato netto nella condanna della pratica dell’utero in affitto, intervenendo a Tagadà il 12 gennaio. Riportiamo un estratto video della puntata.

La gravidanza non è solo un fenomeno fisico, di crescita del bambino. Tra la mamma e il frutto che porta in grembo si instaura un legame molto profondo: infatti, “c’èha affermato lo psichiatraun problema psicologico, non giuridico: voi siete mamme e non ve lo devo dire io che quei nove mesi non sono solo una questione di crescita biologica. Ci sono migliaia di studi che testimoniano che tra la mamma e il bambino che ha in pancia si stabilisce una relazione affettiva”.

Le primigenie radici dell’utero in affitto sono l’egoismo e l’edonismo. E questa pratica concorre a creare, ancora una volta, una società che si divide in base al censo.

Ha ragione Crepet quando parla di nazismo. Con l’utero in affitto si torna a considerare le persone degli oggetti e a definire eugeneticamente chi è degno di vivere e chi invece non lo è: le donne diventano dei “forni” di bambini sotto (una misera) corrispondenza di denaro; mentre i bambini diventano oggetto di compravendita che, se non soddisfanno i desideri dell’acquirente, possono essere uccisi (prima o dopo la nascita, poco cambia) o rispediti al mittente.

E questo lo si vorrebbe chiamare progresso?

Redazione

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