20/02/2016

Utero in affitto: per Veronesi i bambini non contano nulla

Non se ne può davvero più. Nonostante sia sempre più evidente la barbarie dell’utero in affitto, denunciata anche da parte di chi, come il mondo femminista, è al di sopra di ogni sospetto, c’è chi continua a difendere l’indifendibile. Contro ogni evidenza. Contro ogni ragionevolezza.

Siamo stanchi di sentire personaggi “famosi” che dall’alto del loro successo e della loro supponenza rilasciano dichiarazioni mistificatorie e sempre e solo verso un’unica direzione. Strizzando l’occhio sempre e solo ad una certa parte ideologica.

Umberto Veronesi è uno di questi e non è nuovo ad esternazioni francamente farneticanti (ad esempio sulla bisessualità e sull’eutanasia). La sua veneranda e età gli indubbi meriti nel campo oncologico (che è il suo ambito e a quello vorremmo si attenesse, per il bene di tutti) gli conferiscono un’aura di infallibilità ed intoccabilità del tutto ingiustificata.

Ieri, a Milano, a margine della presentazione del primo numero della rivista “The Future of Science and Ethics” edita dalla Fondazione che porta il suo nome, il professore ha dichiarato  -come già fatto in passato – di essere «a favore della maternità surrogata perché è una forma di donazione: una donna dona a una persona che può essere una sorella, una cugina o un’amica» o una perfetta sconosciuta una «maternità che quella non può avere». L’età avanzata non è un’attenuante per queste palesi menzogne. Come si può ingannare così la gente? Dov’è l’onestà intellettuale di un docente universitario ed insigne medico?

Perché Veronesi non lo chiede a Premila Vaghela se l’utero in affitto è una semplice ed amorevole donazione? Perché non si degna di parlare con Elisa Gomez, la cui testimonianza ProVita ha portato in Senato? E perché, invece di pontificare, non prova ad ascoltare quanto dice il suo collega ginecologo, professor Pino Noia, che sempre al Senato, insieme a ProVita, ha parlato delle morti per “donazione” di ovociti, pratica necessaria quando c’è di mezzo l’utero in affitto?

«La scienza prepara il terreno, rende le cose possibili – sottolinea l’esimio oncologo – La maternità surrogata oggi è possibile. Sta poi all’interpretazione morale di una società accettarla, regolamentarla o rifiutarla». Ecco, appunto. Noi sosteniamo con forza che la società deve dire “No” all’utero in affitto. Non solo. Deve metterlo al bando e punire quanti vi ricorrono, mettono in atto o promuovono tale aberrazione. Non tutto ciò che scientificamente si può fare è buono e lecito. Altrimenti dovrebbe venir legittimato l’uso delle camere a gas e della bomba atomica... bimbo_pianto_unioni civili_utero-in-affitto_giudice_UK

«L’uomo può donare un proprio organo, un rene, una parte del fegato, il sangue, i gameti, le cellule midollari – ricorda Veronesi – Quindi penso che la maternità surrogata sia una cosa nobile, anche perché mettere al mondo una persona nuova è sempre un evento positivo. Se pensiamo che nascere è meglio che non nascere – non siamo sicuri che sia così, ma è plausibile – allora questa donna fa nascere un bambino che non sarebbe mai nato».

Il professore confonde i piani e dimentica qualcosa. Primo: donare un organo per salvare la vita a qualcuno non c’entra nulla con il fungere da incubatrice umana per soldi (magari perché si è poveri). Ci vuole tanto a capirlo?

Secondo: Veronesi non tiene in alcuna considerazione i bambini. I bambini, ovvero i soggetti più deboli, sono i grandi assenti. Esiste o no il diritto dei bambini ad avere e conoscere il papà e la mamma? O forse anche per l’oncologo la madre non esiste perché è un “concetto antropologico”? Lo ripetiamo: il bambino ha sì o no il diritto di vivere e crescere con due genitori di sesso diverso? O forse è meglio per lui averne quattro (la donna che vende gli ovuli, la donna che lo porta in grembo e i due uomini che lo commissionano e poi lo strappano all’incubatrice umana per soddisfare i loro capricci)? Non sarebbe difficile rispondere. Purtroppo però la chiarezza e la logica non sono più di casa in questo mondo impazzito in cui il Carnevale non finisce mai.

Terzo: Veronesi afferma che “nascere è meglio che non nascere”. Siamo d’accordissimo. Però bisognerebbe essere coerenti. Ne dobbiamo dunque desumere che il professore è finalmente passato nelle fila di quanti combattono contro l’aborto e l’eutanasia (anche infantile)? O si tratta piuttosto della contraddizione di un “guru” ormai accecato e incapace di avere ragione e buon senso?

Federico Catani

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