Sull’utero in affitto la politica è divisa e al Senato la maggioranza barcolla.
Prevedendo la stepchild adoption, l’art. 5 del ddl Cirinnà legittima di fatto la pratica dell’utero in affitto, che in molti, sempre di più (ma non tutti) dicono di condannare. Due gay maschi, infatti, non possono avere figli se non con questo metodo. E se la legge venisse approvata, si trasmetterebbe l’implicito messaggio che i bambini si comprano e che le donne possono fare le incubatrici umane.
Alcuni, nel loro intento manipolatorio, sostengono che il ddl sulle unioni civili non parla di maternità surrogata, che resta vietata dalla legislazione italiana. Ma è falso. Tremendamente falso. mentono sapendo di mentre. Infatti, già ora è possibile aggirare il divieto e comprare figli all’estero. E questo vale per le coppie etero ed omosessuali.
La storia del senatore del Pd Sergio Lo Giudice lo dimostra. Tanto che il ddl Cirinnà in realtà andrebbe chiamato ddl Lo Giudice, visto che è nel suo interesse farlo passare. Lo stesso senatore ha ammesso davanti alle telecamere che se la legge venisse approvata, per lui cambierà tutto e il suo figlio biologico potrà finalmente essere adottato dal proprio compagno.
Non si capisce allora perché i sepolcri imbiancati si straccino le vesti per quanto dichiarato a Palazzo Madama dal senatore Maurizio Gasparri. I media asserviti alle lobby Lgbt e alla loro propaganda totalitaria (ovvero quasi tutti) hanno gridato allo scandalo, parlando di colpi bassi e di caduta di stile.
Ma cosa ha detto Gasparri di sbagliato? Il senatore di Forza Italia si è limitato a chiedere al suo collega Lo Giudice quanto ha pagato il figlio che ha comprato con utero in affitto negli Stati Uniti (peraltro, la cifra pare si aggiri intorno ai 100.000 euro!). Ed ha aggiunto: «La legge per comprare i bambini non si può fare. I bambini non si comprano perchè altrimenti poi si possono anche vendere. E chi li ha comprato ci deve dire quanto li ha pagato».
Il Pd è insorto farisaicamente e ha inveito gridando di lasciar stare i bambini. Peccato che i primi a violare il diritto dei più piccoli ad avere un padre ed una madre e a crescere in una famiglia vera sono proprio quelli che vogliono le unioni civili a tutti i costi.
Il mondo Lgbt e i suoi servi insultano Gasparri e gli sputano addosso tutto il loro odio. Altro che “love is love“, altro che tolleranza... In questi giorni è sempre più evidente quanto grande sia la violenza verbale e ideologica di chi si riempie la bocca della parola “amore”.
A vergognarsi e a chiedere scusa dovrebbe essere chi vuole trasformare i suoi capricci in diritti, chi sostiene che la madre non esiste perché è solo un “concetto antropologico”, chi pretende di cambiare la realtà privando i bambini dei genitori, chi loda lo sfruttamento delle donne come incubatrici umane e chi permette che si muoia dopo i bombardamenti ormonali necessari per estrarre ovociti da vendere al miglior acquirente. Di tutto questo c’è da provare orrore.
A questo punto viene spontanea una domandina al Presidente del Consiglio Matteo Renzi, che, tentando (senza riuscirci) di salvare la faccia, ha affermato di volere la legge sulle unioni civili, ma di essere contrario all’utero in affitto. Il Capo del Governo e segretario del Pd ha mai spiegato al senatore Lo Giudice e alla collega Cirinnà, entrambi del suo partito, che secondo lui (sono sue esternazioni) la pratica dell’utero in affitto «rende la donna oggetto di mercimonio» e che «comprare o vendere considerando la maternità o la maternità un diritto da soddisfare pagando» è «ingiusto»? Se gliel’ha spiegato, perché tutti attaccano Gasparri? Inoltre, stando così le cose, è giusto che il senatore Lo Giudice possa adottare – come prevede l’istituto della stepchild adoption sostenuto a spada tratta dal medesimo Presidente del Consiglio -, il bambino ottenuto attraverso la suddetta pratica?
Ma soprattutto, qual è il giudizio morale da ricavarsi su un senatore della Repubblica che aggira in maniera plateale la legge italiana ricorrendo a una pratica così deplorevole? Merita di essere abbracciato e consolato, o merita di essere additato alla pubblica riprovazione?
Federico Catani