Un tribunale olandese, con una sentenza choc, ha calpestato uno dei principi fondamentali del diritto di famiglia (non solo olandese), ovvero quello del mater semper certa est. Per il caso di due uomini che hanno avuto un “figlio” tramite utero in affitto, infatti, ha decretato che entrambi possono registrarsi come genitori e possono quindi scartare dai documenti legali il nome della madre.
Una decisione choc anche per un paese così “progressista” come i Paesi Bassi, perché rende la donna ancora più un “oggetto” da sfruttare a proprio uso e consumo. «Una sentenza scioccante - ha dichiarato Diederik van Dijk, direttore dell'organizzazione cristiana pro-vita NPV Care for Life - perché così si nega a un bambino sua madre e, soprattutto, con questa decisione la madre surrogata diventa ancora più vulnerabile e senza diritti. Così le donne vengono ridotte a un grembo materno».
Una notizia, quella olandese, che fa riflettere molto e soprattutto dovrebbe essere l’ennesimo campanello d’allarme sulle derive dell’utero in affitto, nonché l’ennesima conferma di quanto sia urgente, per l’Italia, renderlo reato universale. Proprio oggi che, alla Camera dei Deputati, ricomincerà la discussione sul disegno di legge.
Fonte: Christian Network Europe