Il portale inglese BioNews riporta un aggiornamento sulla disputa legale in corso in Australia a proposito di “Baby Gammy” e della sua sorellina Pipah, i gemelli comprati in Tailandia con il sistema dell’utero in affitto, la cui storia fece il giro del mondo, un paio di anni fa.
La coppia committente ritirò Pipah dalla madre surrogante tailandese, Pattaramon Chanbua, e rifiutò di portarsi a casa il piccolo soprannominato “Gammy”, perché Down.
I coniugi Farnell, i committenti che hanno pagato per l’utero in affitto, hanno negato la versione dei fatti data dalla Chanbua, ma comunque il bambino è rimasto con la madre (vera, quella che lo ha partorito).
La cosa commosse mezzo mondo. Fu anche un episodio decisivo nel far emanare alle autorità tailandesi norme piuttosto restrittive sulla pratica dell’utero in affitto.
Pare poi che la Chanbua abbia fatto istanza al giudice australiano (perché i Farnell sono australiani) per avere indietro anche la bambina, avendo saputo che il sig. Farnell era stato condannato negli anni ’90 come molestatore di bambini.
Il tribunale adito, però, ha dichiarato che Pipah non può essere tolta all’unica famiglia che conosce, ché le causerebbe un grosso trauma, e che i servizi sociali vigilano assiduamente sulla buona condotta del sig. Farnell.
Il giudice australiano pare anche abbia accolto la versione dei fatti data dalla coppia che dice di non aver mai chiesto alla gestante di abortire Nareubet Minjaroen (il vero nome di Gammy) e di non aver mai tentato di appropriarsi del fondo costituito con le donazioni che da tutto il mondo sono arrivate in favore di Gammy.
Si è anche espresso chiaramente e in modo critico sulla pratica dell’utero in affitto, riconoscendo la legittimità del legame profondo che la Chanbua sente nei confronti della piccola Pipah, anche se non l’ha più vista da quando è nata. Ha concluso: “Questo caso serva a mettere in evidenza i problemi che sorgono quando la capacità riproduttiva delle donne si trasforma in merce vendibile, con tutte le ricadute e le conseguenze che si verificano quando i meccanismi contrattuali presentano dei malfunzionamenti o delle anomalie”.
Redazione