23/07/2015

Utero in affitto – Una mamma tailandese ci ripensa

Il vergognoso mercimonio dell’utero in affitto non presenta nessun aspetto umoristico.

Di mamma ce n’è una sola: l’uomo non deve stravolgere la natura per i suoi egoismi. I bambini non sono merce di consumo, che si compra come al supermercato.

Le donne non sono contenitori a pagamento. 

Tutto questo l’abbiamo detto e ripetuto tante volte.

Ora accade che Gordon e Manuel, che erano andati in Thailandia a comprare una bambina, si trovino davanti a un intoppo: la madre surrogante, che non ha alcun legame genetico con la piccola, perché l’ovulo non era suo, avendo saputo che i due committenti sono gay, si rifiuta di firmare i documenti che permetterebbero loro di portar via la bambina.

Quella donna sarà accusata da tutti i benpensanti di omofobia. A noi fa riflettere: chissà che cosa le dice di non cedere la creatura che ha portato in grembo nove mesi a due omosessuali...

Bludental

Sulla vicenda non c’è proprio niente da ridere. L’ironia del trafiletto di Andrea Mercenaro, sul Foglio di ieri, però, è talmente tagliente che un sorriso – anche se amaro – ce lo strappa.

Leggetevi l’Andrea’s Version del Foglio del 21 luglio 2015

Ieri in Thailandia. Una mamma (guarda te, thailandese) ha ceduto la figlia a una coppia (inglese, tu pensa). Solo che, la mamma, non era la mamma della figlia che ha ceduto. Cioè: era la mamma, però non lo era. Il seme fecondatore apparteneva a Gordon, uno dei due membri della coppia che aveva avuto affidata la bambina. Ma manco l’ovulo apparteneva alla mamma-non-mamma. Si era trattato di un’ovodonazione. Per capirci: uno ci aveva messo il seme, un’altra l’ovulo, una terza il ventre, mentre un quarto osservava apprensivo. E fin qui tutto filava. Cosa ti va a capitare, poi? Che la mamma-non-mamma si è accorta, a un certo punto, che la coppia cui aveva ceduto la figlia-non-figlia era, secondo lei, una coppia-non-coppia. Questo l’ha irrigidita nel rifiuto. Aveva saputo, infatti, che Gordon, l’inseminatore, era, in realtà, nemmeno il marito, bensì la moglie di un signore a nome Manuel. Che la femmina-non-femmina, cioè, cui aveva affidato la figlia-non-figlia ma intendendola come il marito di una moglie, aveva fatto la parte del maschio fino a mezzogiorno, o diciamo pure fino all’inseminazione, e del non maschio-ma-proprio-no da mezzogiorno in poi: tant’è vero che risultava, lui, anzi lei, come la moglie di un lui all’anagrafe inglese. Morale, la firma per far uscire la finta figlia dalla Thailandia, la mamma-ventre non la vuol più mettere. Gordon, comprensibilmente spaventato, ha detto al Guardian di non capire una simile complicazione. E francamente, nemmeno noi più tradizionalisti: si paga in sterline, mica in dracme.

DIFENDIAMO I BAMBINI E LA FAMIGLIA DALLA LEGGE CIRINNA’

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