Ne sentivamo veramente la mancanza! In una società già ipersessualizzata come la nostra, in cui, il sesso è ormai sdoganato fino alla sua banalizzazione totale, due giovani imprenditori, hanno pensato bene di creare un gin dal nome provocatorio e che sicuramente non eccelle in raffinatezza, il “Vagin”.
Dalla 26enne Francesca, creatrice del brand, e da Tiziano, 34 anni, che lavora come commerciale in un'azienda locale, è presentata come un’idea innovativa e provocatoria, insolita e piccante, per abbattere (e te pareva!) gli stereotipi di genere. Un gin made in Bologna che,non ci è ancora ben chiaro in che modo possa combattere in sessismo. Anzi, forse, al contrario, potrebbe essere considerato offensivo da parte di molte donne che, in questa iniziativa sicuramente non caratterizzata dal buon gusto, vedono ridotto al livello di marchio commerciale quel dato biologico che si accompagna inscindibilmente al loro essere, unico e straordinario, e che le rende anche potenziali (e potenti) donatrici di vita.
Eppure i due ragazzi insistono: entrambi con un passato da baristi, sostengono di aver lavorato in un ambiente prevalentemente maschilista e che, dunque, in questo modo intenderebbero riscattare le donne. Come afferma Tiziano, alla base ci sarebbe “la voglia di rovesciare un po' quel mondo, entrando con ironia e divertimento, inneggiando alla libertà sessuale" e continua suffragando la sua tesi con la presunta necessità di fare il verso ai locali chic e alla moda dove, spesso, per preparare i vari drink si usano ingredienti rari e introvabili.
Ma ancora non ci è chiaro, anzi, ancora di più non ci è chiaro, il motivo per cui per combattere il maschilismo si debba usare un mezzo maschilista, come l’uso di ciò che rende biologicamente una donna come tale, a fini comunque commerciali: perché, per quanta simpatia possano riscuotere i due giovani imprenditori, sempre di un’operazione commerciale, bella e buona, si tratta.