Domenica 29 dicembre, festa della Sacra Famiglia, in tutte le Chiese polacche è stata letta dal pulpito la lettera che i vescovi hanno scritto per condannare l’ideologia di genere e l’omosessualismo.
La lettera è piuttosto elaborata, ma è scritta in un tono deciso e combattivo. I vescovi, dopo aver introdotto la festa, ricordano la visione della sessualità umana espressa nella Teologia del Corpo di Giovanni Paolo II e da questa base affermano: “[...] ci sentiamo costretti a parlare in modo fermo ed inequivocabile in difesa della famiglia cristiana e dei valori fondamentali che essa protegge e a mettere in guardia contro i pericoli di chi promuove un nuovo tipo di forme di vita familiare”.
I vescovi ricostruiscono le fondamenta ideologiche dell’ideologia di genere e le rinvengono nel marxismo e nel neomarxismo espresso dal movimento femminista. Questa ideologia, negando la realtà umana, nega l’importanza del sesso biologico e afferma che il genere sessuale può essere modellato indipendentemente dal sesso biologico. Questa forma di autodeterminazione si spinge anche nella scelta del genere sessuale e apre la strada a un uovo tipo di famiglia basato su rapporti omosessuali.
“Il pericolo dell’ideologia di genere deriva fondamentalmente dalla sua natura profondamente distruttiva sia nei confronti della persona che delle relazioni interpersonali, e quindi di tutta la vita sociale. Un uomo con una identità di genere incerta non è in grado di scoprire e svolgere i compiti che deve affrontare, nel matrimonio come nella vita familiare, nonché socio-professionale. Cercando di equiparare i diversi tipi di unioni, di fatto indebolisce seriamente il matrimonio come comunità di uomo e donna e la famiglia fondata sul matrimonio”.
I vescovi passano poi a denunciare la violenta penetrazione dell’ideologia di genere nelle strutture che animano la vita sociale anche a causa del forte coinvolgimento dei media.
Proseguono: “Non è l’esistenza dei due sessi la fonte di discriminazioni, ma la mancanza di riferimenti spirituali, l’egoismo umano e l’orgoglio, che bisogna costantemente superare. La Chiesa condanna le umiliazioni inflitte a persone con tendenze omosessuali, ma nello stesso tempo insiste sul fatto che l’attività omosessuale è profondamente disordinata, e che il matrimonio, essendo la comunità di un uomo e una donna, non può essere socialmente equiparato ad una relazione omosessuale”.
Si appellano infine alle famiglie cristiane, ai rappresentanti dei movimenti religiosi e delle associazioni ecclesiali e a tutte le persone di buona volontà perché intraprendano coraggiosamente azioni volte a diffondere la verità sul matrimonio e sulla famiglia; si rivolgono anche alle istituzioni responsabili della formazione perché non cedano alle pressioni di pochi che, in nome dell’educazione moderna, conducono esperimenti su bambini e giovani; invitano le istituzioni educative ad impegnarsi nella promozione di una visione integrale dell’uomo.
Considerata la situazione attuale della Polonia, non c’è dubbio che la mossa dei vescovi sia stata clamorosa e coraggiosa; il fatto che la lettera sia stata letta in tutte le chiese dimostra sia la sua importanza sia l’attenzione pastorale dei vescovi polacchi.
Roberto Marchesini