E’ stato pubblicato l’ottavo video del Center for Medical Progress, di cui avevamo dato un’anteprima qui. Le vittime dell’aborto, del resto se non sono considerate esseri umani, ma pezzi di carne, è ovvio che possano essere comprati e venduti, interi o a pezzi, come gli agnelli e i vitelli in macelleria.
In questo video (per vedere il settimo e i link agli altri cliccare qui) parla Cate Dyer, CEO della Stem Express, la società di biotecnologia partner della Planned Parenthood nel macabro commercio.
La donna ammette che la compagnia rimedia “un sacco” di feti intatti. Critica quei medici che promettono “tessuto”, ma poi non sono in grado di fornirlo perché non sono in grado di realizzare l’aborto in modo da non danneggiare irreparabilmente gli organi del bambino (che il bambino, invece venga ammazzato, questo non conta, ovviamente).
Poi si parla dei “campioni intatti” (cioè bambini interi): “Ne abbiamo molti” dice la Dyer, tra una risata e l’altra. E’ bene ricordare che i veleni che uccidono il bambino in grembo, come la digoxina, non possono essere usati se poi si vuole il feto intatto. Quindi i bambini, in caso di aborto tardivo, nascono vivi.
“Avrei proprio bisogno di 50 fegati alla settimana”, dice anche la donna. E tesse le lodi della Planned Parenthood e conviene che sia giusto remunerarla per ciò che vende.
Va ribadito che la legge federale americana (42 U.S.C. 289g-1) vieta esplicitamente tali pratiche. La compravendita di tessuti fetali è punita con la reclusione fino a 10 anni, e una multa di 500.000 dollari (il Sacramento Business Journal a Giugno ha scritto che la StemExpress ha un introito annuale di 4 milioni e mezzo di dollari).
Redazione
Fonte: LifeNews
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