La vignetta, intrisa di amara ironia, si riferisce al traffico di organi dei bambini vittime dell’aborto, che è stato denunciato dal giornalismo investigativo del Center for Medical Progress.
“Non ricordo di aver firmato un consenso per la donazione di organi” dice il bambino nel disegno. LifeSiteNews, che l’ha pubblicato, ci invita a farlo girare e a renderlo virale, altrimenti si continuerà a parlare solo del leone Cecil: sta a ciascuno di noi la responsabilità di informare. Troppo spesso la macchina mediatica si “inceppa”: troppo spesso, i giornalisti che dovrebbero essere votati al servizio della verità, si prestano a strumentalizzare, tacere, deviare l’attenzione dell’opinione pubblica, in ossequio alle lobby mortifere e ai loro tanti denari.
Perciò noi pubblichiamo anche il quarto dei video – denuncia del CMP (il primo, il secondo e il terzo si possono vedere qui, qui e qui).
Questo mostra una dirigente di una clinica Planned Parenthood nelle Montagne Rocciose che nel mercanteggiare sui poveri resti di un bambino suggerisce all’acquirente come evitare conseguenze legali.
Si evince che il pagamento deve essere fatto per ogni singolo pezzo e non è prevista una tariffa forfettaria: insomma se compri tutto il feto non ti fanno lo sconto.
“Funziona meglio lavorare su ogni singolo item...” dice la dottoressa.
Intanto la Corte Superiore della California ha emanato un ordine restrittivo temporaneo che vieta alla CMP di pubblicare altri video che coinvolgano la StemExpress, una società cliente di PP. Ma gli altri video continueranno ad essere pubblicati: i prolife americani sono decisi a lottare fino alla fine perché cessino per lo meno i finanziamenti pubblici, con i denari dei contribuenti, a Planned Parenthood.
Anche noi in Europa dovremmo spingere in tal senso.
Diamoci da fare: inviamo questo materiale a tutti i nostri contatti, pubblichiamolo sui social, scriviamo ai deputati europei...
Nel nome di chi non può parlare.
Redazione
DIFENDIAMO I BAMBINI E LA FAMIGLIA DALLA LEGGE CIRINNA’