17/03/2016

Violenza su donne, violenza nella coppia, violenza omosex

Non c’è niente di meglio, per una certa élite culturale, che parlar male della famiglia naturale.

E uno degli argomenti più gettonati è quello della violenza domestica e in particolare quello della violenza sulle donne e il femminicidio.

Premesso che la violenza domestica c’è ed è un fenomeno reale, comunque grave e deprecabile sempre,questo è uno di quei campi in cui i detrattori della famiglia, promotori di “nuove famiglie”, adozioni gay e altre amenità varie, amano sparare i soliti dati per cui risulta un numero di donne picchiate maggiore delle donne esistenti, nel luogo considerato. Quando invece i fatti testimoniano tutt’altro.

Invece raramente si denuncia, ma neanche si parla, della violenza che avviene all’interno delle coppie omosessuali.

E’ la stessa Arcilesbica (non ProVita) che ha rilevato, all’interno del 50% delle coppie omosessuali donne, violenza e sopraffazione. E dichiara che le violenze subite dal partner dello stesso sesso sono denunciate molto di meno di quelle subite dalle donne da parte del marito o fidanzato.

Ricordiamo solo, tra i dati che abbiamo riportato in passato, che su La Stampa sono stati pubblicati quelli della Northwestern University Feinberg School of Medicine di Chicago: una percentuale che arriva ai tre quarti delle persone LGBT è vittima di violenze domestiche. Un trend di portata ben superiore a quello descritto dal dipartimento di Giustizia Usa, in uno studio congiunto con il Center for Deasease Control, che osservando tutta la società nel suo complesso, rileva che la media delle donne che subisce violenza è del  22% e la media degli uomini è del 7%.

Avevamo anche già parlato del fatto che anche in Italia sono sorti centri antiviolenza tra le donne omosessuali. Su questo argomento è stato recentemente trasmesso un servizio dal TGR Trentino che presenta il cortometraggio “The second closet” di Sara Audaschi e Stefania Minghini Azzarello.  Hanno portato sullo schermo un pezzo di cruda realtà desunta dalle indagini che loro stesse hanno effettuato on line, per conoscere storie vere di violenza e sopraffazione che le donne hanno potuto raccontare nella certezza dell’anonimato.

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Redazione

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