20/10/2016

Vita – Due prospettive: la NaProTechnology e i metodi naturali

Quale idea abbiamo oggi della vita? Pare, infatti, che la civiltà del progresso stia attraversando un’epoca che molti definiscono di “medicalizzazione dell’esistenza”: l’ossessione che al sintomo sia correlato il rimedio immediato, nell’angoscia del controllo, destabilizza il sintomo patologico dalla sua identità, spezzandolo in un normale perfettibile, vissuto su standard sociali di salute e benessere.

All’interno di questo meccanismo si collocano anche le relazioni umane, le quali spesso subiscono l’intervento artificioso della tecnica scientifica, che irrompe spersonalizzando i soggetti mediante nuove traduzioni quantitative del loro vissuto e dei valori che quest’ultimo interpella.

Così ha preso forma l’attuale concezione della vita, in una formidabile escalation culturale che ha visto la luce con la pillola Pincus, commercializzata intorno agli anni ’60, e che è arrivata oggi alle forme aberranti di degrado morale nel campo della provetta. Questo e molto altro sono l’approdo di un sequenziale – lento, ma radicale – distacco di anima e corpo, con un apparente interesse solo per quest’ultimo. E così si è andata perdendo la totalità della persona, che è unica nella sua interezza.

Intraprendente specializzando in medicina degli anni ’70, Thomas Hilgers, fu acuto nel prestare attenzione a questa nuova inclinazione della medicina a seguito del successo commerciale della pillola contraccettiva. La lettura dell’enciclica Humanae Vitae lo illuminò sulla responsabilità e sul dovere che, in quanto medico, gli spettavano per curare e aiutare coppie infertili a generare la vita, più che bypassare la patologia avanzando verso ciò che in quegli anni fu un rivoluzionario progresso, il primo baby-tube (bambino-provetta). Questa sua idea voleva essere – e così è stato – una valida alternativa alla fecondazione artificiale.

Insieme ad altri esperti si adoperò nel coltivare ciò che oggi viene definita una vera e propria «scienza della salute femminile»: la NaProTechnology (Natural Procreative Technology). Un approccio medico-chirurgico, che collega la salute riproduttiva e ginecologica della donna, al desiderio della coppia di generare nell’ottica di una paternità responsabile.

La terapia si basa sul cosiddetto “modello medico standardizzato di valutazione della fertilità”, un metodo di osservazione dei parametri biologici relativi al ciclo mestruale e alla fertilità della donna. Questo è chiamato Creighton Model Fertility Care Systemed e concentra la diagnosi sull’individuazione di biomarkers comuni tra donne con difficoltà riproduttive, mediante un’accurata stima ormonale della funzionalità ovulatoria e luteale; esami effettuali con ultrasuoni per verificare la presenza o meno di anomalie dovute all’ovulazione; laparoscopia diagnostica per determinare ipotetiche malattie organiche. Questo metodo, oggi diffuso negli Stati Uniti, costituisce una sana ed efficace azione curativa per situazioni di infertilità comunemente declassate come irrimediabili e indirizzate alle tecniche di fecondazione in vitro (ad esempio endometriosi, ovaio policistico, malattia adesiva pelvica correlata a infezione, anovulazione dovuta a fattori ipotalamici, ecc..).

Come specificato da Hilgers, l’intento è puramente medico, nel senso più tradizionale del termine: curativo, terapeutico, migliorativo nell’ottica del ripristino, grazie a ciò che la natura biologica mette a disposizione, di una condizione favorevole di normalità che in queste situazioni viene meno. Il desiderio di generare una nuova vita qui è favorito dalla serenità dell’approccio, che non invade meccanicamente e indebitamente l’esistenza dei coniugi, non sacrifica vite innocenti e tutela l’integrità del rapporto, tutto ciò con un 50% di nati vivi dopo due anni di trattamento a costo decisamente inferiore rispetto ai ripetuti tentavi necessari nella fecondazione artificiale (che fa più vittime dell’aborto).

Che cosa lega questa terapia ai metodi naturali?

L’idea di dar corpo a questa linea di ricerca ebbe inizio da una valutazione indipendente del Metodo di Ovulazione Billings (tra i più efficaci) che, come si sa, appartiene all’elenco delle tecniche di regolazione naturale della fertilità, metodiche che abbinano questa consuetudine alla cura delle problematiche che ostacolano il concepimento di una nuova vita. La NaProTechnology si ritrova perfettamente in linea con lo stile di vita promosso dalla regolazione naturale della fertilità: un vissuto della relazione sessuale nella prospettiva di una scelta coscienziosa e responsabile della fertilità a seconda che si cerchi o meno una gravidanza, senza che per quest’ultima condizione si debba vivere la sessualità in totale e intenzionale chiusura alla vita, tipica di un atto contraccettivo.

Tutte queste metodiche si basano su un’osservazione attenta del corpo della donna e dei ritmi che questo segue per prepararsi puntualmente, ogni mese, per accogliere un’eventuale vita, e porta la coppia a conoscersi reciprocamente mediante la necessaria premura verso la natura della donna e la complementarietà di questa con il sesso opposto. Il lavoro che viene compiuto favorisce la comunicazione e la sintonia della coppia, facendo sì che la generazione non divenga una disposizione concessa da due soggetti che gestiscono in solitaria la propria fecondità scegliendo autonomamente se rendersi disponibile al dono della vita o no, ma un progetto di perfetta integrazione relazionale e avvicinamento reciproco predisposto all’accoglienza di un figlio.

Tecniche come quelle descritte, dai metodi naturali alla NaProTechnology, rientrano in un assetto culturale che esonera il profitto e asseconda la cura per la persona, con il vantaggio di non incidere negativamente né sulla fecondità, né sulla salute della donna. Oltre all’ormai nota efficacia “pratica” e clinica di questi metodi, diffusa ampiamente nella letteratura scientifica, conta ancor più che essi siano lontani dalla strumentalizzazione e oggettivazione di un essere umano che tende sempre più a bastare a se stesso e segnino piuttosto una marcata vocazione alla gratuità sponsale di un amore contemporaneamente unitivo e procreativo, nella pienezza di questi inscindibili significati.

Giulia Bovassi 

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