Rilanciamo il Comunicato stampa del Consiglio direttivo di Vita è del 21-10-2015, con cui l’associazione, presieduta dal Prof. Massimo Gandolfini, risponde ufficialmente all’articolo dell’Espresso che denigra e stravolge il pensiero dell’illustre neuroscienziato.
L’associazione Vita è considera l’articolo pubblicato sul sito del periodico L’Espresso a firma del signor Simone Alliva intitolato “‘Suicidi gay? Spingiamoli all’eterosessualità’ La strana teoria del neurochirurgo anti gender” un raro concentrato della proverbiale volontà di deformazione del pensiero altrui, tipico dell’attivismo omosessualista.
Quanto affermato dal presidente di Vita è si distingue per rigore scientifico, logica argomentativa, rispetto per le persone e tutti i membri dell’Associazione si riconoscono in quanto affermato dal professor Massimo Gandolfini. Oltre all’attività di giornalista e attivista gay ignoriamo il curriculum vitae del signor Simone Alliva e quali siano le qualifiche che gli consentono di ergersi ad esperto di psicologia dell’infanzia e interprete della letteratura scientifica sulla materia rendendolo così sicuro da porsi quale irridente pubblico censore delle opinioni espresse da uno specialista della massima competenza.
Ciò che nelle parole del presidente di Vita è sembra ad esempio turbare l’Alliva può essere attribuibile alla scarsa conoscenza circa la maggiore instabilità che connota l’orientamento non eterosessuale dimostrata sia nella popolazione adulta (Mock, 2011) che in quella adolescenziale (Remafedi, 1992; Savin-Williams, 2007), analogamente a quanto avviene per l’identità di genere in età prepuberale. Evitare la foga inoltre di sovrasemplificare una realtà molto complessa come quella della maggiore suicidarietà rilevata nella popolazione non eterosessuale, attribuita interamente alla cosiddetta omofobia interiorizzata, forse consentirebbe di vergare commenti un po’ più equilibrati e consentirebbe di apprendere che accanto alla teoria del minority stress e della psicologia interpersonale (Joiner, 2005), vi è anche quella del modello clinico (Mann, 1999), peraltro confermata dalla recente evidenza della rilevanza dei tratti di personalità nel rischio suicidario delle persone omosessuali (Wang, 2014).
Ma conoscere queste cose di solito necessita qualcosa di più della lettura di qualche pubblicazione degli house organs di riferimento.
Se così scomposta e di qualità così infima è la reazione ospitata su un organo importante del gruppo editoriale L’Espresso, allora significa che l’opera di informazione attuata dal nostro presidente e da tanti altri membri dell’associazione Vita è sta creando fastidi alla gioiosa macchina da guerra omosessualista. Ne traiamo motivo d’incoraggiamento a proseguire moltiplicando i nostri sforzi volti a fare emergere la verità.
Il consiglio direttivo di Vita è