È morto l’attore Bud Spencer e ProVita lo vuole ricordare per le sue nette prese di posizione a favore della vita e della famiglia.
Stiamo leggendo infatti per ogni dove un sacco di articoli commossi. Eppure i media da anni non gli dedicavano alcuno spazio, perché ebbe sempre posizioni “politicamente scorrette”, non gradite al mondo radical-chic che controlla l’informazione e tutto il resto.
Tanto per cominciare a un certo punto della sua vita si espose contro divorzio ed aborto: «da cattolico, sono convinto che il divorzio e l’aborto abbiano distrutto la famiglia», aveva dichiarato in un’intervista.
Poi, in occasione dei suoi ottant’anni, al giornalista che gli chiedeva come mai la critica italiana non si interessava di lui, rispose senza mezzi termini: «Mah, forse perché non sono gay, né trans e ho la stessa moglie da cinquant’anni». Fu così che Bud Spencer venne massacrato per anni dai siti dell’associazionismo Lgbt.
Tuttavia, da uomo di valore qual era a differenza di tantissimi (e non solo nel mondo dello spettacolo), Carlo Pedersoli (il suo nome di Battesimo) non si fece intimidire: nel 2012, in occasione dell’uscita della sua autobiografia in Germania e dell’enorme successo che ebbe proprio nella versione in lingua tedesca, ripeté a chiare lettere qual era la sua visione: «in Italia si parla di te solo se sei frocio o comunista. Intendiamoci, io l’ho detto e ripetuto mille volte: non ho niente contro i gay. Quello che fa la persona che ho davanti nella sua camera da letto non sono affari miei. Quando ci parlo, il pensiero delle abitudini sessuali di chi ho davanti non mi sfiora neanche lontanamente». Non c’è da stupirsi allora se, negli ultimi anni, tv e giornali lo hanno gettato nell’oblio. Ora invece lo celebrano, con la solita stucchevole ipocrisia.
Era cattolico Bud Spencer, credeva in Dio e pregava. Ha riconosciuto tranquillamente che lo scopo della vita non può essere inseguire la fama ed il successo. «Per me – diceva – nella vita vale sempre una parola sola: la decenza. Non devi mai credere di essere uno che può spaccare tutti, devi avere la decenza di capire che domani mattina puoi incontrare due-tre personaggi che ti fregano tutto quello che hai fatto. Succede, perché è la vita. E questo me l’ha insegnato lo sport».
Concludiamo dando ancora spazio a Bud, che recentemente ha rilasciato un’intervista che funge da testamento. «Con chi vorrei mangiare il mio ultimo pasto? Un bel piatto di spaghetti in compagnia di Gesù. Credo in Dio, è ciò che mi salva – spiega –. Invece mi sono reso conto che è il nulla ciò a cui prima attribuivo un grande valore: lo sport, dove volevo affermarmi, la popolarità. Chi si inorgoglisce per queste cose, chi insegue solo il successo, la fama, è un idiota. Ne ho fatti tanti errori, con le donne, gli amici, errori grossolani, follie. Ora che ho quasi 86 anni vedo tante cose in maniera diversa. La vita mi ha insegnato che sono altre le cose che contano. Sono sempre più appassionato della vita ogni giorno che passa, ma la morte non mi spaventa. Perché credo che in realtà non si muore, e che la nostra anima sia viva anche dopo aver lasciato la terra. Anzi, sono certo che la vita continua. Intanto affronterò la morte, in ogni caso, con dignità e con la stessa dignità affronterò il giudizio di Dio. Non mi interessa un “addio” da eroe. Tra l’altro sono un uomo come tanti. La vita è una farsa, tanto fumo negli occhi, tante gioie ma anche tante delusioni. L’eroismo, nel mio caso, è un qualcosa di artificiale, una finzione. Il vero eroe è solo chi dà la vita per il suo Paese o protegge con un atto straordinario la sua famiglia. Io non sono uno di quelli. Io credo perché ho bisogno di credere in Dio e nel “dopo” che c’è oltre la vita. La fede, per me, è un dogma. Un valore assoluto. Che fa parte della vita di chiunque, anche di quelli che dicono di non credere».
Redazione
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