04/11/2013

Vita nascente, da tutelare sempre

L’aborto diretto, cioè voluto come un fine o come un mezzo, è gravemente contrario alla legge morale. (Catechismo 2322)
Il quinto comandamento – “non uccidere” – vale dall’inizio della vita. Inizio posto dalle scienze bio-genetiche nel concepimento: il momento della singamia, con l’incontro delle due cellule germinali e la fusione dei cromosomi. Da quel momento si forma una nuova individualità genomica, in grado di sviluppare con continuità se stessa. Se il frutto della singamia – come leggiamo nei trattati di biologia – è un individuo appartenente alla specie “homo sapiens“, allora è una persona. La dignità di persona è coestensiva a quella di individuo umano. Come tale è sottratta all’opinione di chiunque dal di fuori s’arroga il potere di stabilire quando un individuo diventa persona. Questi è persona da quando è al mondo. Ciò implica che alla vita embrionale e fetale siano riconosciuti i diritti della persona, primo fra tutti il diritto alla vita. Di qui la norma che proibisce l’aborto come atto gravemente immorale. «Abominevole delitto» – lo dice il Concilio Vaticano II – con cui si mette fine alla vita in una fase dello sviluppo attraverso cui ogni individuo passa, ciascuno di noi è passato. Così che sopprimerla è toglierle il futuro. Cosa questa che avviene diffusamente oggi. Spesso in una indifferenza generalizzata e con il favore della legge. Ancor più con l’aborto chimico, che lo privatizza e lo banalizza: l’aborto “fai da te”, praticato come mezzo di controllo delle nascite. Le statistiche dicono che a rischio di aborto sono più i secondi figli, poi i terzi e così a via, col rischio di finire in una società di “scampati all’aborto”. La proibizione concerne ogni aborto volontario e diretto e riguarda chi decide e chi pratica l’aborto ed insieme chi coopera. L’aborto non voluto né come fine né come mezzo in ordine al fine, ma accade come conseguenza inevitabile di un atto in sé non abortivo, come la cura della madre, è indiretto. Sotto il profilo morale non è aborto, è atto terapeutico. La scomunica che la Chiesa associa all’aborto è un richiamo forte alla «gravità del crimine commesso».

Fonte: L’Avvenire

Blu-Dental

Questo articolo e tutte le attività di Pro Vita & Famiglia Onlus sono possibili solo grazie all'aiuto di chi ha a cuore la Vita, la Famiglia e la sana Educazione dei giovani. Per favore sostieni la nostra missione: fai ora una donazione a Pro Vita & Famiglia Onlus tramite Carta o Paypal oppure con bonifico bancario o bollettino postale. Aiutaci anche con il tuo 5 per mille: nella dichiarazione dei redditi firma e scrivi il codice fiscale 94040860226.