“Separiamoci tutti”. Questa la proposta che Costanza Miriano aveva lanciato su La Croce all’inizio di giugno dell’anno scorso per contestare le unioni civili.
In questi ultimi giorni, con il ddl Cirinnà in discussione al Senato, la trasgressiva idea della nota giornalista torna a farsi attuale e, in fondo, potrebbe anche eventualmente essere una forma di protesta interessante, qualora il matrimonio così come è stato inteso fino ad oggi venisse svuotato del suo (unico) significato.
Costanza Miriano sosteneva con il seguente ragionamento la sua posizione: «Se la Cirinnà dovesse diventare una legge il matrimonio non sarebbe più il riconoscimento pubblico di qualcosa che costruisce un beneficio comune – cioè essere disposti a mettere al mondo persone e a farsene carico in modo stabile fino a quando loro a loro volta non saranno in grado di provvedere a sé e alla società – ma sarebbe solo un sigillo su un sentimento».
Naturalmente il discorso della giornalista si limita al campo civile: l’idea sarebbe infatti quella di divorziare di fronte allo Stato («Tanto, adesso, col divorzio breve è un attimo, si fa prima a rompere un matrimonio che a cambiare gestore telefonico»), rimanendo invece uniti davanti a Dio.
Insomma, si romperebbe l’accordo Stato-Chiesa sancito con i Patti Lateranensi e al quale tutti coloro che si sono sposati davanti a Dio – salvo dispensa del Vescovo della Diocesi di riferimento – sono stati costretti ad aderire.
«Volete il matrimonio? Tenetevelo. A noi – continua la Miriano – non interessa così, in questa forma depotenziata di valore simbolico, svuotata di garanzie reali, resa un ologramma. Senza contare che a essere separati rimanendo insieme ci sono invece un sacco di vantaggi fiscali». Perché, checché se ne dica, le leggi a tutela dei conviventi ci sono già, e spesso sono anche più favorevoli rispetto a quelle previste per chi decide di sposarsi.
Un matrimonio che non ha più nulla a che fare con l’accoglienza e l’educazione dei figli in favore della società (che altrimenti, la logica è stringente, è destinata a morire), non ha infatti alcun senso. Un matrimonio che è solo lo specchio di un desiderio fine a se stesso e che non presenta vantaggi sociali e garanzie di tenuta, è semplicemente un controsenso: non è un matrimonio.
Ecco quindi che la proposta lanciata dalla Miriano oramai nove mesi fa ritorna in queste ore attuale. Se il ddl Cirinnà venisse approvato, una nuova forma di protesta potrebbe essere proprio questa. Come dire, #Renziciricorderemo.
Redazione