Dopo l’approvazione referendaria del matrimonio gay (2015), e con la legalizzazione dell’aborto nel 2018, l’Irlanda scopre quanto in profondità la secolarizzazione e le lobbies abbiano eroso le sue radici cristiane. Ora la vera sfida per i cattolici irlandesi è riprendere l’evangelizzazione e riconquistarsi uno spazio pubblico. Il nuovo anno 2019 passerà alla Storia come «l’anno in cui l’Irlanda ha abbandonato i diritti umani autentici», hanno affermato diversi leaders pro life dell’isola nei giorni scorsi.
La nuova legge per l’aborto è operativa dal 1° gennaio 2019: da quel giorno sono stati resi disponibili gratuitamente gli aborti in ogni struttura del servizio sanitario nazionale irlandese, dai medici generici e dai servizi di pianificazione familiare, nonché dagli ospedali di tutto il Paese. La dottoressa Ruth Cullen, della Pro Life Campaign, ha detto che «il movimento pro vita è profondamente addolorato per quello che è successo nel Paese e per la perdita di vite umane che inevitabilmente deriverà da questa ingiusta legge. Combatteremo pacificamente ma incessantemente per esporre le menzogne raccontate durante la campagna referendaria e non vediamo l’ora che arrivi un giorno più luminoso in futuro, quando i bambini non nati in Irlanda saranno nuovamente accolti nella vita e protetti dalla legge», ha concluso.
A proposito di combattimenti, mentre numerose associazioni pro life e di preghiera si apprestano a organizzare sit-in fuori dalle cliniche, il governo in queste ore sta approvando una nuova legge urgente, dopo le richieste delle cliniche private pro aborto: vietare la presenza di oppositori dell’aborto nelle vicinanze delle cliniche e ospedali. Il primo a reagire a questa minaccia è stato il Primate di Irlanda, Mons. Martin che ha chiesto con fermezza e forza che in Irlanda venga rispettato il diritto alla libertà di manifestazione e coscienza per tutti, anche per i pro life che vogliono difendere la vita nascente.
Luca Volontè