Riceviamo e pubblichiamo la seguente lettera. Qualsiasi commento è superfluo.
«Dalla casa-famiglia di Cesano dove vive mia sorella Elena, autistica, gravemente disabile, 54 anni, l'8 marzo mi hanno telefonato avvisandomi che stava male: probabilmente soffriva di mal di denti. Elena non collabora facilmente con le persone che ha intorno e per un dentista è letteralmente impossibile guardarle dentro la bocca. Unica cosa da fare era portarla al pronto soccorso odontoiatrico presso l'Istituto Eastman del policlinico Umberto I, a Roma. In quanto tutore di Elena sono andato ad accompagnarla insieme ad un operatore della casa famiglia.
C'era un grande cartello: "Canale preferenziale di pronto soccorso per l'handicap". Ma quando siamo arrivati era chiuso. Il personale in loco (medici e paramedici, tutti davvero molto molto gentili), non ha potuto far niente. Ci hanno spiegato che la chiusura del canale preferenziale era dovuta ai "tagli alla spesa pubblica".
Ci hanno prenotato per il giorno dopo. Arrivati li, però, dato che la "paziente è non collaborante e va sedata" (per visitare Elena è necessaria un'anestesia leggera, ma totale), purtroppo non si è potuto fare niente: la cosa era fattibile solo un certo giorno della settimana. E c'è una lunga fila di persone (normodotate) che aspetta, perché il canale preferenziale non esiste più. Sicché mi hanno dato appuntamento al 31 maggio. E intanto? «Datele la Tachipirina».
Nei giorni successivi, poi, un'infermiera davvero gentile che aveva preso a cuore la situazione mi ha telefonato dicendo che si era liberato un posto il 24 marzo.
Certo, meglio del 31 maggio.
Comunque mia sorella sta soffrendo. E non sapremo mai in realtà quanto, perché lei non esprime i suoi sentimenti come gli altri: non parla, non dice "ho male qui": prende a testate il muro.
Però abbiamo finanziato i monopattini e i banchi a rotelle. Quelle sì che sono vere emergenze».
Lettera firmata - Roma