Centrodestra pronto a piegarsi ai diktat progressisti sul fine vita? Se a livello nazionale ancora non è detto e, anzi, si spera che sia esattamente l’opposto, ciò invece è già successo a Bassano del Grappa, in provincia di Vicenza. Ebbene sì, perché - mentre nei giorni scorsi abbiamo già denunciato la deriva pro-morte della Toscana e ci siamo indignati per una possibile apertura di Fratelli d’Italia in tal senso - proprio nel comune veneto è stata votata una mozione a favore del fine vita. Oggettivamente - e per fortuna! - simbolica nei contenuti, è allo stesso tempo altrettanto pericolosa in quanto prima tassello per inclinare ancor di più quel piano che in Italia, appunto, si sta pian piano aggravando.
Il contenuto della mozione
All’oggetto del documento promosso dal consiglio comunale di Bassano troviamo , infatti, la «promozione del servizio di registrazione delle Disposizioni Anticipate di Trattamento (Dat) e miglioramento dello stesso». In considerazione del fatto che «sensibilizzare la cittadinanza sul tema del fine vita e favorire l’uso degli strumenti per l’autodeterminazione personale è fondamentale per tutelare la dignità e la libertà della persona», il Consiglio ha impegnato il sindaco e la giunta di Bassano del Grappa a: «1) promuovere la conoscenza delle Disposizioni Anticipate di Trattamento (Dat) con occasioni di dibattito pubblico aperte alla cittadinanza; 2) Creare infografiche e materiali dedicati a questo servizio in collaborazione con AULSS 7; 3) Adottare il servizio gratuito di raccolta domiciliare delle Dat. In caso di impossibilità a raggiungere il Comune di persona, infatti, vi è la possibilità, già introdotta in molti Comuni italiani, di poter esprimere le Dichiarazioni anticipate di trattamento presso il proprio domicilio a funzionari preposti».
L’appoggio del centrodestra
Il nodo critico della vicenda è rappresentato dal fatto che, la mozione, presentata dall'opposizione di centrosinistra, ha ricevuto l’appoggio di quasi tutti i rappresentanti della maggioranza in Consiglio Comunale. Fanno eccezione alcune astensioni, compresa quella del sindaco Nicola Finco, che, pur essendo contrario nel merito della mozione, ha preferito non andare allo scontro con i propri colleghi di partito, ovvero Fratelli d’Italia. Unica voce completamente fuori dal coro, è stata quella del 32enne consigliere, Gianluca Pietrosante (anche lui di Fratelli d’Italia) che, nella primavera 2024, alla vigilia delle elezioni comunali, aveva firmato il manifesto valoriale di Pro Vita & Famiglia rivolto a tutti i candidati alle Europee e alle Amministrative.
Pietrosante: «Grimaldello per aprire all’eutanasia»
«Purtroppo devo constatare che l’altro giorno [giovedì 6 marzo, ndr], il centrodestra a Bassano, ha perso l’occasione di opporsi risolutamente contro un atto di indirizzo ideologico molto subdolo, le cui finalità non sono altro che quelle di incentivare una certa deriva ideologica che spinge la società ad essere schiava di artificiali vie d’uscita che sono contro la natura - e quindi dell’essenza - dell’uomo e della sua ragione, oltre a tutto il rimando valoriale che ne consegue, a favore della vita», ha dichiarato Pietrosante, aggiungendo che «non si è fatto nessun accenno alle cure palliative, vere possibili alternative a chi è in sofferenza». Raggiunto telefonicamente da Pro Vita & Famiglia, Pietrosante ha puntualizzato: «Ritengo che questa mozione sia un grimaldello per aprire le porte a una propaganda per l’eutanasia legalizzata e per il suicidio assistito legalizzato». Il consigliere FdI ribadisce poi di aver comunque preferito votare contro in quanto l’emendamento proposto dal suo gruppo consiliare «non cambiava la sostanza della mozione». Pietrosante aggiunge di aver fatto una scelta «in linea con il mio partito che nel 2017 votò contro le Dat» ma, sopratutto, per salvaguardare la difesa del più debole «che le ideologie progressiste cercano sempre più di annichilire incentivando la cultura dello scarto».
Ma perché il centrodestra non si è opposto?
Per quale motivo, tuttavia, anche all’interno di schieramenti apparentemente “conservatori” e inclini a difendere il valore della vita, possano verificarsi compromessi e cedimenti così clamorosi? Secondo Pietrosante, «manca una corretta formazione su questi temi, c’è in generale un’attitudine ideologica e sentimentalistica e anche una pavidità nei confronti dell’avversario, per cui prevale la paura di non saper reggere di fronte alle polemiche. Purtroppo siamo figli di una cultura machiavellica, in cui si può fare quel che si vuole, in quanto la politica è considerata scissa dalla morale. Al contrario, io ritengo - conclude Pietrosante - che ogni eletto, dal consigliere del più piccolo comune italiano fino al presidente del Consiglio dovrebbe portare avanti una politica di grandi visioni».