Ci sono due date nel mese di marzo che non ci possono lasciare indifferenti: la Festa della donna e la Giornata mondiale della sindrome di Down, a cui abbiamo perciò dedicato buona parte delle pagine di questa rivista.
Nei confronti delle donne, da uomo, nutro una profonda ammirazione: vorrei avere la capacità di affrontare i mille problemi che la vita ci pone dinanzi ogni giorno con la forza, l’intelligenza, lo spirito pratico che hanno le donne. Vorrei saper coltivare i rapporti umani con la sensibilità, la capacità di calarsi nei panni altrui che hanno le donne… Lo testimoniano gli antichi: dall’VIII al XIV secolo, durante “l’oscuro” Medioevo le donne sono state regine, comandanti di eserciti, sante, filosofe, scienziate. Fu poi l’umanesimo “laico”, imbevuto di diritto greco-romano, che relegò in ruoli di secondo piano: peccato che le femministe moderne la storia non l’abbiano studiata.
Mi dispiace e mi indigna profondamente la mentalità prevalente (abortista e contraccettivista) che con la menzogna di una falsa emancipazione umilia le donne - come scrive Silvana De Mari - le degrada, dalla condizione di “domine”, regine, in cui le ha poste la natura umana (o meglio, il Creatore) a mero oggetto sessuale.
Riguardo alle persone con trisomia 21, avrete modo di leggere - tra l’altro - dell’impegno che Pro Vita & Famiglia profonde, con la nostra campagna SOS Disabili, perché vengano riconosciuti in modo sostanziale i loro diritti che - quando ci sono - stanno solo sulla carta. Senza dimenticare, però, che per i disabili, come per tutti gli esseri umani, è profondamente ipocrita parlare di diritti se non viene loro riconosciuto innanzitutto il diritto alla vita.