Ieri sera, 21 dicembre, ha cominciato a vivere la Vita vera, quella che non finisce, un grande uomo, Mario Paolo Rocchi.
Una pietra miliare, un modello inarrivabile, per tutti coloro che si definiscono pro life. Una persona che non abbiamo mai ringraziato abbastanza per tutto quello che ha fatto per la cultura della vita.
Classe 1929, Mario Paolo Rocchi nel lontano 1975 è stato il cofondatore del primo Centro Aiuto alla Vita italiano (CAV). Nel 1993, con Giuseppe Garrone, Francesco Migliori e Silvio Ghielmi (che ci onora di mandare ogni mese alla nostra rivista i suoi “Versi per la Vita”), ideò il “Progetto Gemma” cioè la possibilità di aiutare economicamente le madri in difficoltà tentate dall’aborto: un’adozione prenatale a distanza con un contributo mensile per un periodo di almeno 18 mesi, gli ultimi 6 mesi di gravidanza e i primi 12 mesi di vita del bambino.
Ingegnere di professione (ha collaborato alla costruzione del primo satellite italiano per le telecomunicazioni, S.I.R.I.O.), si definiva all’epoca un “cattolico anagrafico”, solo per nascita. Ma proprio come ingegnere, persona decisamente razionale, abituato alla verità dei dati scientifici, si è sentito in dovere di adoperarsi in difesa della vita nascente che in quegli anni si cominciava furiosamente e ideologicamente a negare.
L’abbiamo conosciuto nel 2012 a Roma, alla prima Marcia Nazionale per la Vita – della quale è stato assiduo partecipante per diversi anni – e ci ha colpito profondamente per la sua signorilità, la sua simpatia, la sua modestia e la sua discrezione.
Il mondo prolife perde un punto di riferimento, ma acquista un nuovo santo protettore che certamente continuerà il suo impegno per la vita in una posizione privilegiata da cui potrà aiutarci con ancor più potenza e amore.
Ci stringiamo in un abbraccio affettuoso alla sua bella famiglia e specialmente a Giacomo e al carissimo Benedetto.
A rivederci, Mario Paolo Rocchi. Grazie per essere stato con noi.
Toni Brandi e Francesca Romana Poleggi