«Il dovere della società di fronte alla sofferenza». Questo è lo striscione che campeggiava domenica scorsa al banchetto organizzato dagli attivisti di Pro Vita & Famiglia a Roma, nella zona del Litorale, come attività di sensibilizzazione a favore della vita e per contrastare leggi eutanasiche all’orizzonte: possiamo dire di aver avuto la possibilità di vivere concretamente, in una semplice occasione come quella data da un banchetto informativo in piazza, quale dovrebbe essere la risposta di un essere umano nei confronti di un suo simile provato dalla sofferenza.
Ci ha colpito vedere qualche anziano che avvicinandosi diceva di essere a favore dell’eutanasia: quanto già hanno potuto fare breccia quelle istanze che vogliono vedere negli anziani, nei deboli e nei sofferenti un peso da eliminare?
Abbiamo raccolto la fatica di una donna provata da anni di assistenza ad un familiare in stato di malattia molto grave, e assicurato che saremo portavoce di istanze di maggiori finanziamenti per la cura e il sostegno non solo ai malati, ma anche a chi si occupa di loro. Vogliamo raccontarvi, poi, anche la storia di un uomo di circa 80 anni che si è avvicinato al banchetto, con gli occhi rossi e umidi di pianto, il viso schermato dalla mascherina, e che con uno sguardo triste e sconsolato ci ha detto «Ma io voglio morire! Voglio morire!». Vincenzo, questo il suo nome, a differenza di altri che passeggiavano distrattamente, aveva intuito che noi eravamo lì non per compatirlo, non per confermarlo nella sua disperazione, ma perché la Vita ci interpella e ci chiede di batterci per dare un senso alla sofferenza, ed è lì che abbiamo intercettato la sua domanda di senso! Lo abbiamo incoraggiato a scambiare due parole, ma inizialmente il dolore era troppo forte e non gli ha permesso di aprirsi, e si è allontanato mestamente.
lo abbiamo raggiunto dopo qualche minuto, era ancora lì, tra i banchi del mercato, e dopo una iniziale ritrosia si è lasciato andare. Ci ha raccontato del dolore per la morte della moglie venuta a mancare dopo 50 anni di matrimonio felice e 4 figli insieme, e sulla vita che ora non aveva più senso e non valeva la pena di essere vissuta. Lo abbiamo ringraziato di cuore per la sua testimonianza, dal momento che di questi tempi la sua storia può parlare e può esser dono per chi invece non ha avuto la stessa esperienza feconda. E’ stato semplice cominciare a cercare tracce di amicizie in comune, proporgli una partita di burraco, scambiarci i numeri di telefono per qualsiasi evenienza: tutto questo è stato possibile in un contesto di quartiere, ed è bello recuperare rapporti di vicinanza che a causa degli eventi della vita si sono persi o sfilacciati.
Vedere il sorriso di quest’uomo ci ha riempito il cuore, e ci chiediamo come sarebbe stata la sua giornata se altri gli avessero risposto «Vuoi morire? Puoi farlo!»