24/05/2018

A Torino il primo “Open Day” sull’aborto

Ginecologo ed ex presidente del Comitato nazionale di Radicali Italiani, Silvio Viale, che abbiamo già presentato, è il «responsabile del più grande servizio di IVG in Italia, quello assicurato dall’Ospedale S. Anna di Torino». È proprio lì che a due giorni dal quarantesimo anniversario della legge 194, si è tenuto il primo “Open Day” sull’aborto.

Lunedì scorso, insieme a Silvja Manzi, tesoriere di Radicali Italiani, Viale ha, infatti, tenuto un’audizione davanti alla Commissione Sanità del Consiglio Regionale del Piemonte, presentando l’evento.

In quell’occasione, spiega un articolo di TorinOggi, i due hanno dichiarato: «Dopo quarant’anni è ora di farla finita con le polemiche e di iniziare a considerare l’IVG come prestazione sanitaria pura e semplice». Ebbene sì, anche se le prestazioni sanitarie servono a curare i malati e non ad uccidere i bambini, l’aborto viene considerato una di esse.

L’intervento continua: «In questi quarant’anni ha prevalso un diffuso disinteresse verso le IVG e l’organizzazione dei servizi ad hoc». Ma invece di preoccuparsi dei “servizi ad hoc” per fare fuori il bambino, perché chi osanna tanto la legge 194 non si preoccupa di predisporre gli inesistenti «servizi socio-sanitari, nonché altre iniziative necessarie per evitare che l’aborto sia usato ai fini della limitazione delle nascite» da essa promessi?

Non è questo, però, l’oggetto del malcontento dei radicali, bensì «il ritardo ventennale dell’introduzione dell’aborto farmacologico (con la pillola RU486) in Italia e gli ostacoli che ancora esistono».

E pensare che, secondo il New England Journal of Medicine, con l’aborto farmacologico c’è un rischio di morte della donna dieci volte superiore rispetto a quello chirurgico (che ugualmente la può uccidere). Senza contare le innumerevoli conseguenze pericolose che, nell’uno e nell’altro caso, le donne corrono, tanto sul piano fisico, quanto su quello psicologico.

«È ora di restituire dignità all’aborto e a chi se ne occupa», dicono. Non sarà forse ora, piuttosto, di dare dignità ai bambini che da esso vengono uccisi e alle loro madri?

Redazione

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