L’iniziativa si chiama «affido culturale» ed è stata approvata in vari comuni italiani: Napoli, Roma, Bari, Modena e Milano. Anche Torino ha portato avanti la proposta, sia pure, al momento, soltanto nella Circoscrizione IV (Campidoglio-San Donato-Parella). L’intento, almeno in apparenza, è nobile: si offre «alle persone a ciò disponibili, siano esse single, coppia, o famiglie – afferma l’ordine del giorno circoscrizionale – l’opportunità di diventare accompagnatori per quei bambini che, diversamente (per vari motivi: disagio economico, povertà culturale, barriere linguistiche, barriere fisiche) non avrebbero mai la possibilità di conoscere, frequentare e apprezzare questi luoghi di cultura».
Intento nobile? Solo in apparenza, se pensiamo alla discriminazione di fondo – e neanche troppo velata – nei confronti delle famiglie povere e meno abbienti. Al centrodestra torinese, infatti, e in particolare a Fratelli d’Italia, la proposta non è piaciuta per nulla. In prima battuta, perché lascia trasparire un certo paternalismo – alimentato in modo autocompiaciuto dalla sinistra – da parte delle élite nei confronti del popolo. L’aspetto più sgradito del provvedimento, comunque, è la scarsa trasparenza sulle modalità di selezione delle famiglie “fragili” e di quelle accompagnanti. Perché, piuttosto, non aiutare i genitori in difficoltà a portare loro stessi i figli al cinema, al teatro o al museo, piuttosto che affidarli a persone sconosciute? A domandarselo è, tra gli altri, l’onorevole Augusta Montaruli, deputato di Fratelli d’Italia, che ha spiegato a Pro Vita & Famiglia quali saranno le contromisure del suo partito rispetto all’«affido culturale».
Onorevole Montaruli, cos’è che non va nell’ordine del giorno votato la scorsa settimana alla Circoscrizione Torino IV?
«Leggendolo, evinco si voglia dare in affido temporaneo dei bambini provenienti da famiglie con fragilità (legate a problemi economici, disabilità, ecc.), sulla base del preconcetto che queste famiglie fragili non siano in grado di garantire un supporto culturale alla prole. Noi riteniamo che non sia necessario disgregare o dividere la famiglia per garantire un giusto supporto culturale ai minori, anzi, laddove sussista un problema effettivo di povertà culturale, si debbano attivare delle misure che prevedano la partecipazione e il sostegno dell’intera famiglia, senza dividerla, come avviene, sia pure temporaneamente con questo tipo di affido».
A che tipo di misure fa riferimento?
«Se già fosse prevista una riduzione del biglietto per l’accesso ai luoghi di cultura sulla base del reddito, se già ci fosse un bonus cultura per le famiglie più fragili, se ci fossero dei servizi di trasporto adeguati, non avremmo avuto questo tipo di proposta da parte del PD. Sa, però, cos’è che trovo scandaloso?».
Cosa?
«Trovo scandaloso e inaccettabile il retaggio culturale per il quale una famiglia fragile debba equivalere a una famiglia ignorante. L’ordine del giorno fa appello alla scuola ma la scuola non dovrebbe essere un organo di monitoraggio per delegare a terzi l’affido temporaneo di minori. Al contrario, la scuola deve promuovere il supporto essenziale di un personale di insegnanti ed educatori adeguatamente formati, per contribuire alla formazione e alla cultura. Da un lato, vedo un tentativo di disgregazione della famiglia, dall’altro lo svilimento del ruolo della scuola».
È già noto come saranno reclutati gli accompagnatori dei minori di famiglie fragili nei luoghi culturali?
«No, perché l’ordine del giorno è stato approvato da appena una settimana scorsa. Sono venuta a saperlo soltanto grazie ai nostri consiglieri circoscrizionali, in particolare grazie al consigliere Luca Maggia».
È noto in quanti altri comuni sono stati approvati ordini del giorno analoghi e cosa prevedono concretamente?
«Ho letto che nell’ordine del giorno, si segnala la presenza di progetti simili in altri Comuni, dove sarebbero già in fase avanzata. Mi sto attivando per acquisire tutti gli elementi necessari ad esaminare come sono stati attuati Comune per Comune».
Ritiene quindi di portare il caso in Parlamento, per mezzo di un’eventuale interrogazione?
«Assolutamente sì. Nell’ordine del giorno si dice genericamente che una proposta simile è stata attuata, il che può significare tutto e può niente. Bisognerà vedere come è stata attuata. Sarebbe interessante sapere, ad esempio, se è prevista un’adesione volontaria e spontanea della famiglia oppure se si tratta di un’adesione in qualche modo obbligata. Sarebbe importante anche sapere come viene selezionata la famiglia “fragile”. Visto che, a quanto si comprende, il servizio non è meramente privato ma se ne fa carico l’istituzione comunale, ho il dubbio che vi sia a monte una segnalazione delle famiglie a vario titolo “fragili”. Questo è uno dei tanti aspetti che merita un approfondimento. Cosa significhi “povertà culturale”, poi, lo dobbiamo capire insieme. Deve essere preservata la libertà di ogni famiglia di scegliere quale tipo di cultura impartire ai propri figli, se possono scegliere, ad esempio, se portare il proprio figlio al museo del LGBT o al museo della protezione familiare…».