Il Lazio è la prima Regione del Centro-Sud ad aver approvato il cosiddetto “fattore famiglia”. Con 22 voti favorevoli e 9 contrari, il provvedimento è passato al Consiglio Regionale, con il consenso dell’intera maggioranza di centrodestra, mente il centrosinistra si è compattamente opposto. La misura è stata varata per iniziativa di due consigliere di Fratelli d’Italia: Laura Corrotti (prima firmataria) e Chiara Iannarelli (seconda firmataria).
L’istituzione del Fattore Famiglia nel Lazio rappresenta una grande conquista per il miglioramento dell’equità nell’accesso a prestazioni sociali per le famiglie, mediante la previsione di un indicatore integrativo maggiormente in grado di aderire alle molteplici dimensioni dei bisogni e dei carichi familiari. Tale strumento, complementare rispetto ad altri indicatori, ai sensi della normativa nazionale (Dpcm 159 del dicembre 2013), nasce dunque per sopperire ai limiti e alle discriminazioni che producono spesso tali altri indicatori, in particolare l’Isee. Quest’ultimo, infatti, presenta molti limiti sia dal punto di vista dell’efficacia, in quanto è facilmente aggirabile da chi vuole far apparire una minore capacità economica rispetto a quella reale, sia dal punto di vista della qualità, in quanto non valuta correttamente i carichi familiari. L’Isee, ad esempio, non distingue le diverse tipologie dei componenti, non considera adeguatamente i diversi gradi di disabilità, non tiene conto di una eventuale recente perdita del posto di lavoro, non valuta significativamente la monogenitorialità ed altri aspetti che influenzano l’effettiva capacità economica del nucleo familiare e che spesso fanno la differenza.
Il Fattore Famiglia, così come è stato approvato alla Regione Lazio non è un salto nel buio. Al contrario, si ispira a esperienze già consolidate in altre cinque regioni italiane (Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia Lombardia, Piemonte, Veneto) e in altri Paesi (Francia e Germania, in particolare). Rispetto all’Isee, il Fattore Famiglia presenta Scale di Equivalenza (SE) più articolate e che quindi consentono di cogliere in modo più preciso le molteplici dimensioni del bisogno. Ad esempio, incrementa i pesi dei figli che non sono considerati come dei componenti generici e per essi si considera anche la fascia di età di appartenenza e tiene in maggiore considerazione il peso della presenza di disabilità valutando anche il grado della stessa. Si tratta, quindi, di uno strumento più flessibile e adattabile alla realtà delle singole situazioni familiari e locali. Attraverso la rimodulazione delle tariffe è possibile anche avere un costo zero per l’introduzione del Fattore Famiglia, in quanto ai benefici previsti per alcune famiglie corrisponderà un aumento per altre famiglie. In sintesi, il Fattore Famiglia è uno strumento con cui riconoscere maggiore equità orizzontale e con cui applicare politiche familiari anziché assistenziali.
«Partirà una sperimentazione della durata di due anni», spiega la prima firmataria Laura Corrotti. «Sarà anche finanziata una ricerca che fornisca le informazioni utili a capire quanti fondi realmente serviranno. In passato tante volte si è sperperato denaro, senza una reale verifica delle esigenze della popolazione». Il Fattore Famiglia è stato introdotto anche per rispondere all’“inverno demografico” che affligge il Lazio e pressoché ogni Regione d’Italia, pertanto, aggiunge Corrotti, «questa legge vuole incentivare la natalità e quindi l'aumento dei nuclei familiari».
La legge prevede la possibilità per i comuni laziali che vi aderiranno di introdurre il fattore famiglia come correttivo di diverse prestazioni e servizi di cui beneficiano i nuclei familiari. «Si partirà da due ambiti come il trasporto scolastico e i centri estivi ricreativi che, da un lato sono importanti per le famiglie, dall’altro permettono ai comuni di prendere confidenza con questo strumento, con i dati e l’elaborazione delle tariffe», spiega a Pro Vita & Famiglia la seconda firmataria Chiara Iannarelli. «Questa norma già prevede, dopo la sperimentazione, la possibilità di intervenire con dei fondi regionali appositi per compensare ulteriormente gli investimenti che i Comuni potranno effettuare per soddisfare quante più famiglie possibili in sempre più ambiti, che possono essere i più disparati, per coinvolgere sempre più servizi».
Il Fattore Famiglia, ribadisce Iannarelli, riesce ad essere più efficace dell’Isee, il quale «non riesce a fotografare adeguatamente i carichi familiari. Si tratta – precisa - di distribuire meglio i servizi e le prestazioni, secondo un concetto di equità orizzontale, permettendo una razionalizzazione della spesa degli enti locali».
Sul piano logistico, il Fattore Famiglia prevede l’implementazione di «una piattaforma informatica che metterà in contatto Comuni, famiglie, cittadini ed enti specializzati per l’elaborazione dei dati che verranno restituiti ai Comuni per permettere loro di applicare in maniera equa e mirata le tariffe le agevolazioni e i costi delle prestazioni», conclude sempre Iannarelli. Si tratterà dunque di una «piattaforma gratuita in cui i cittadini potranno inserire in maniera semplice e veloce tutti i dati che verranno elaborati su scale di equivalenza molto più generose e attente di quelle attualmente in vigore all’interno dell’Isee».