Il post di don Pieri, di Bologna, che paragona il potere omicida dell’aborto a quello della mafia e che si chiede se – quindi – ha più innocenti sulla coscienza il fu Totò Riina o la “santa” Emma Bonino, fa ancora molto discutere.
Proteste si levano dal coro dei radical chic politicamente corretti: le parole di don Pieri sull’aborto “offendono le donne”.
Abbiamo già detto che don Pieri ha perfettamente ragione e che è l’aborto che offende le donne, non le parole veritiere (se poi “verità brucia”, quello è un altro paio di maniche).
Intanto, in questi giorni è stata ripresa da tutti la notizia della condanna all’ergastolo del generale serbo Mladic, reo – tra altri crimini di guerra – della strage di Srebrenica: la foto qui sopra ritrae i poveri morti circa 8000.
E sempre in questi giorni ci imbattiamo nella testimonianza di una donna, la dottoressa Kathi Aultman, che ha preso parte la scorsa settimana a un’audizione davanti alla Commissione affari giudiziari del Congresso americano che sta vagliando la proposta di legge detta “Heartbeat Protection Act” che intenderebbe vietare l’aborto dal momento in cui si può rilevare il battito cardiaco del bambino. Il cuore batte 21 giorni dopo il concepimento e già a sei o sette settimane si può sentire il battito con un fonendoscopio. Se passasse una legge del genere si salverebbero un gran numero di bambini (e di madri).
Kathi Aultman, ginecologa, ha praticato per anni l’aborto. Poi si è pentita e ha smesso, ma continua a sentirsi un’assassina, un’omicida di massa.
“Amo incontrare le persone che ho fatto nascere – ha detto la dottoressa – ma c’è sempre un risvolto amaro perché mi vengono in mente tutte le persone che non incontrerò mai perché li ho uccisi con l’aborto”. E conclude: “Mi ricorda anche che sono un assassino di massa, una genocida.”
Ecco la dottoressa si dichiara colpevole dello stesso crimine per cui Mladic è stato condannato.
Le Donne della Redazione
per un’informazione veritiera sulle conseguenze fisiche e psichiche dell’ aborto